La prima cosa da dire è che il titolo originale e’ La mome (la ragazzina, la piccolina) e non La vie en rose, ci tengo a sottolinearlo perché, se uscendo dalla sala dopo aver visto il film, l’occhio cade sulla locandina, si nota la sadica ironia che nasconde questo titolo, dati i momenti della vita di Edith Piaf che il regista ha scelto di raccontare e cioe’ la tragica infanzia, la tragica morte del suo grande amore e la devastante agonia degli ultimi anni. Di Yves Montand si sussurra solo il nome verso la fine, come avviene per Cocteau, degli altri artisti con cui la Piaf ebbe collaborazioni e del suo peso sulla cultura del Novecento si sorvola bellamente, per cui se una persona si approcciasse per la prima volta a Edith Piaf tramite questo film, potrebbe pensare che la Piaf sia una Mina d’Oltralpe, molto piu’ sfigata della nostra tigre di Cremona, ma forse sono io che parto da un presupposto sbagliato: che il genere biografico, che difficilmente offre opere di grande qualita’, abbia un intrinseco intento pedagogico, un po’ l’equivalente delle pitture nelle chiese medievale, le cosiddette, “Bibbie per i poveri”; invece il successo del genere biografico deriva principalmente dal piacere di vedere quanto un attore riesce nell’opera di immedesimazione con il protagonista, imitandolo alla perfezione e in questo La vie en rose centra l’obbiettivo e da qui derivano le critiche piu’ che positive che l’hanno accompagnato in sala.
Personalmente lo trovo un film pessimo, non solo per aver completamente messo da parte la componente intellettuale dell’esistenza della Piaf ma anche per il modo in cui e’ stato raccontato il film, con una morbosa attenzione ai dettagli piu’ lacrimevoli della vita della cantante che rendono il lavoro stucchevole ed irritante quanto un servizio de La vita in diretta: la commozione non scatta mai e il cumulo di episodi tragici e‘ tale che ogni volta che inizia un nuovo capitolo si teme che l’inquadratura seguente porti morte e stridor di denti: angosciante!
Dovrebbero consolare le canzoni della potente voce della Piaf ma a parte qualche rara esibizione originale tutte le canzoni sono state ricantante da una cantante che imita fedelmente l’artista, pero’ assicuratevi di vedere questo film in una sala che sapete avere una buona acustica: i gorgheggi a piena voce durano quanto il film e non vengono troppo sfumati durante i dialoghi per cui l’emicrania e’ assicurata, e’ d’uopo fare un’operazione di disinquinamento acustico leggendo tutti i titoli di testa che sono accompagnati da un semplice sottofondo musicale, oltre a riavervi, sara’ l’unico modo per sapere, in questo film, che la Piaf e’ anche autrice di gran parte dei suoi successi.
Azz già non avevo nessunissima intenzione di andarlo a vedere. Dopo cotali parole di fuoco lo archivio del tutto senza se e senza ma. Thanks ava :p
Scritto da: Noodles | 07 maggio 2007 a 19:28
Un polpettone inutile come la maggior parte dei biopic, con l'aggravante, come tu giustamente osservi, che qui prevale il compiacimento della sequela di disgrazie ( qualcuna sottolineata troppo grandguignolescamente)sullo studio della personalità dell'artista. E poi davvero sembra che abbia amato solo Cerdain mentre sappiamo che non è vero ( e su Edith e Marcel c'era gia stato un film di Lelouche, discreto)Si aggiunga che pur apprezzando enormemente la Piaf non è mai stata un mio mito ( al contrario per esempio della Greco) e allora mi domando e dico: che ci sono andato a fare al cinema? BOh. Comunque una bella scena c'è: quella del mattino della tragedia con gli amici che non sanno come dire cio' che è successo. E poi c'è la curiosità di vedere Clotilde Coureau in Savoia.Ma non basta per il prezzo del biglietto
Scritto da: alp | 08 maggio 2007 a 12:03
di niente noodles , come vedi e' arrivato anche alp a dare manforte nella distruzione de film! ;-)
alp, sono molto lieta che condividi il mio parere perche' stavolta mi sentivo un po' controcorrente nel parlarne male..
Concordo anche sulla bellezza della scena citata, ha un tono surreale che manca in tutto il film, forse poteva essere una buona via per condensare una vita cosi' intensa..
La "nostra"(???) Clotilde Coureau faceva la mamma degenere di Edith e aveva 3/4 scene, davvero poco per esprimere un parere..
Scritto da: ava | 08 maggio 2007 a 12:46
non ho visto il film per cui le mie osservazioni sono generiche su quello che ho letto.
ecco io credo che i biopic, necessariamente finiscono per essere: o una agiografia dell'artista fatta da chi lo ama in modo viscerale, e allora ci si concentra sull'arte, sulla creatività, tralasciando gli aspetti umani.
Oppure si punti sulla vita, sottolineandone i momenti tragici, visto che quelli lieti non interessano a nessuno e non fanno "dramma".
Trovare la verità in un film biografico è una impresa da non tentare nemmeno.
L'artista, per un regista interessato a lui, è un paradigma, un modo per parlare di altro.
Vi potrei citare i film su Cole Porter, di cui si tace l'omosessualità, e mille altre biografie che poco avevano a che fare con la vita vera.
Perchè, diciamolo, la vita vera non fa buon cinema.
A nessuno interessa vedere due che vivono nell'inquinamento chimico. Se li vedono già sotto casa" (Sidney Pollack, agente di Dustin Hoffman, in Tootsie).
Scritto da: hstruman | 08 maggio 2007 a 23:29
Di solito cerco sempre di andare a vedere i biopic perche' mi interessa conoscere la vita di personaggi famosi senza fare molta fatica.
Mi sono pero' reso conto che così facendo mi viene solo proposta l' iterpretazione del regista per quella data persona e quindi e' come non avere visto nulla.
Nel caso di Edit mi sono reso conto, dopo aver visto documenti filmati originali dell' epoca che, tanto per cominciare, non arrivava tutta gobba e zoppicante sul palco come si vede nel film !!!
Questo puo' bastare per ora.
Ciao :-)
Scritto da: roy | 09 maggio 2007 a 13:43
in effetti sto cercando di ricordarmi un film di genere biografico di una qualche qualità. forse, per restare in ambiente musical-francese, "round midnight" di tavernier.
Scritto da: abt | 09 maggio 2007 a 13:45
O.T.
poichè, siccome che, si da il caso che, ho udito voci (sento le voci...!) che ti davano per preoccupatissima dell'assenza passimiana... volevo tranquillizzarti e chiederti di smettere di recitare il De profundis
:-)
Scritto da: passim | 09 maggio 2007 a 13:49
BIrd dI Eastwood, su Charlie Parker, era eccellente.Una delle poche eccezioni alla banalità corrente del biopic
Scritto da: alp | 09 maggio 2007 a 15:17
non credo che nessuno, neppure roy che fa outing, pensi che sia possibile sintetizzare una vita in due ore o poco piu', pero' questo film veramente riduce il personaggio della Piaf a una cantante sfigata, piu' brutta, sfatta e grezza dell'originale: odiosa l'agiografia ma questa operazione che va nella direzione opposta mi sembra solo furbamente studiata a tavolino.
Abt e alp, i film da voi citati sono di due autori, non credo che il discorso possa valere per Dahan, con tutta la buona volonta'! ;-)
Scritto da: ava | 09 maggio 2007 a 17:53
Io non sapevo quasi nulla della Piaf prima del film e l'ho visto con quell'intento didascalico che tu sottolinei, e l'ho visto a tre riprese perchè tutte le disgrazie in una volta sola non si sopportano. E mi sono davvero annoiato.
Per quanto riguarda Montand et Cocteau, ho letto un'intervista in cui il regista difendeva la scelta di aver volutamente lasciato fuori i personaggi famosi per non fare del film una galleria di imitazioni, concentrandosi invece sui personaggi meno noti ma ugualmente importanti per Piaf.
Scritto da: jiro | 10 maggio 2007 a 15:41
jiro, io ero convinta di saperne poco della piaf, ma alla fine mi pareva di saperne piu' del film.. ;-)
mi va bene non far la galleria di personaggi, ma costruire i dialoghi in modo che si intuisse qualcosa in piu', no?
Scritto da: ava | 14 maggio 2007 a 17:49