Stephane, un ragazzo timido e sensibile, lascia il Messico dove era cresciuto col padre che e' appena scomparso e torna a a vivere a Parigi, richiamato dalla madre che gli avrebbe trovato un lavoro in cui esprimere la sua vena creativa. Il lavoro si rivela noioso e ripetitivo ma c’e’ l’incontro con la vicina di casa, Stephanie ad attirare l’attenzione del ragazzo...
Per certi versi il film racconta una storia speculare al precedente Se mi lasci ti cancello: in quel lavoro un ragazzo non riusciva a liberarsi delle pene per un amore finito, mentre in questo il protagonista combatte contro un sentimento nascente (all’inizio Stephane e’ attratto dall’amica di Stephanie e fa amicizia con lei per arrivare a Zoe).
Oltre alle difficolta’ di vivere una storia d’amore, questa volta Gondry ci illustra anche la difficolta’ di adeguarsi a una vita lavorativa frustrante: la fantasia spiccata di Stephane che punta la sua attivita’ di grafico su un calendario che ogni mese ricorda una catastrofe che ha segnato l’inconscio collettivo, non puo’ certo adeguarsi al lavoro monotono che gli viene proposto e il film racconta anche la difficolta’ di adeguarsi ai modelli comuni della vita sociale che puntano soprattutto sul sesso obbligato come la classica fantasia con la collega.
Un film profondamente surreale sostenuto in questa sua scelta da effetti speciali volutamente imperfetti, che hanno lo stesso significato di quelle cuciture a vista degli oggetti cuciti da Stephanie che danno un’aria cosi’ amichevole al manufatto. Tutto ha inizio nella testa del protagonista: uno studio televisivo rudimentale insonorizzato dai cartoni per le uova e si finisce in maniera altrettanto bizzarra con una perdita dei contorni tra sogno e realta’ ma quel lieto fine viene messo in dubbio dalle orecchie di peluche che nelle ultime scene crescono sulla testa di Stephane: sicuramente il mio immaginario e’ molto legato ai telefilm della mia infanzia (leggi Pinocchio di Comencini) e in quelle immagini ho trovato un che di pinocchiesco che gia’ mi veniva suggerito da quell’improbabile completo melanzana, divisa del nostro eroe.
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