Stephane, un ragazzo timido e sensibile, lascia il Messico dove era cresciuto col padre che e' appena scomparso e torna a a vivere a Parigi, richiamato dalla madre che gli avrebbe trovato un lavoro in cui esprimere la sua vena creativa. Il lavoro si rivela noioso e ripetitivo ma c’e’ l’incontro con la vicina di casa, Stephanie ad attirare l’attenzione del ragazzo...
Per certi versi il film racconta una storia speculare al precedente Se mi lasci ti cancello: in quel lavoro un ragazzo non riusciva a liberarsi delle pene per un amore finito, mentre in questo il protagonista combatte contro un sentimento nascente (all’inizio Stephane e’ attratto dall’amica di Stephanie e fa amicizia con lei per arrivare a Zoe).
Oltre alle difficolta’ di vivere una storia d’amore, questa volta Gondry ci illustra anche la difficolta’ di adeguarsi a una vita lavorativa frustrante: la fantasia spiccata di Stephane che punta la sua attivita’ di grafico su un calendario che ogni mese ricorda una catastrofe che ha segnato l’inconscio collettivo, non puo’ certo adeguarsi al lavoro monotono che gli viene proposto e il film racconta anche la difficolta’ di adeguarsi ai modelli comuni della vita sociale che puntano soprattutto sul sesso obbligato come la classica fantasia con la collega.
Un film profondamente surreale sostenuto in questa sua scelta da effetti speciali volutamente imperfetti, che hanno lo stesso significato di quelle cuciture a vista degli oggetti cuciti da Stephanie che danno un’aria cosi’ amichevole al manufatto. Tutto ha inizio nella testa del protagonista: uno studio televisivo rudimentale insonorizzato dai cartoni per le uova e si finisce in maniera altrettanto bizzarra con una perdita dei contorni tra sogno e realta’ ma quel lieto fine viene messo in dubbio dalle orecchie di peluche che nelle ultime scene crescono sulla testa di Stephane: sicuramente il mio immaginario e’ molto legato ai telefilm della mia infanzia (leggi Pinocchio di Comencini) e in quelle immagini ho trovato un che di pinocchiesco che gia’ mi veniva suggerito da quell’improbabile completo melanzana, divisa del nostro eroe.
Ho visto questo film e mi sono molto identificato nel protagonista.
Mi sono accadute le stesse cose quando avevo 15/18 anni :-)))
Scritto da: roy | 07 febbraio 2007 a 21:03
Infatti anch'io ho letto quel finale come una chiosa pessimista in fondo. In effetti anche "l'happy end" di Eternal (e sempre di storie d'amore parliamo) era molto... relativo.
Scritto da: Noodles | 07 febbraio 2007 a 21:04
beata te che sei così giovane.
per parte mia, ricordo che quando i miei genitori comprarono il primo televisore, davano "Canne al vento" (titolo che oggi sarebbe improponibile per l'evidente doppio senso; ma erano davvero altri tempi...); io, però, venivo mandato a letto dopo Carosello.
Ciao
Scrittore
Scritto da: scrittore1815 | 07 febbraio 2007 a 23:44
E', forse, meno interessante di SE MI LASCI TI CANCELLO ma anche meno prolisso , meno cerebrale, più lieve.
Scritto da: alp | 08 febbraio 2007 a 15:42
alp, per i motivi che hai detto a me e' piaciuto di piu'
ehh giovane, scrittore! che parola grossa! ;-)
noodles, si' indubbiamente Gondry non e' un grande ottimista :-)
roy, pero' Stephane c'ha circa 30 anni.. diciamo che che tu sei venuto a patti con la tua sindrome di Peter Pan.. ;-)
Scritto da: ava | 08 febbraio 2007 a 16:10
Gondry ha una concezione decisamente pessimista su come possano andare le storie d'amore.
Questo magnifico film è una dichiarazione di infantilismo e di vita allegramente anarchica.
Il protagonista ha una sessualità infantile (dice "volgarità" come i bambini dicono: cacca, e poi ridono della faccia inorridita degli adulti), un modo di approcciare le ragazze infantile (io pensavo che tu potresti essere la mia ragazza. Non avrò mai una ragazza! Possiamo fare finta che io non ci sono?) e una visione della vita e del mondo del lavoro che ha un bambino.
Di fronte alla sessualità esibita e sfacciata del collega - come quella di molti maschi adulti - Stephane ha un approccio infantile e tenero, ovviamente è destinato ad essere inappagato ma non per difficoltà, quanto per mentalità. Infatti è sconvolto dalla visione di Stephanie come "donna" arrapante che balla nel bar. Cioè: ti vorrei come ragazza ma non saprei cosa fare con te. Bacini? Un po' come quando eravamo all'asilo o alle elementari (se mi fai vedere la tua ti faccio vedereil mio).
Gondry sa che il suo personaggio è perdente nel mondo di oggi ma ci suggerisce che forse possiamo anche vivere così, lasciando che la nostra immaginazione e fantasia prendano il potere. Questo però ci condanna ad una vita (vera?) estremamente difficile e problematica. Ciao.
Scritto da: hstruman | 13 febbraio 2007 a 14:34
quanto mi piacciono questi tuoi scavi nei personaggi, hstruman: sono d'accordissimo con te! :-)
Scritto da: ava | 15 febbraio 2007 a 18:13
Gondry è infantile. Non a caso il documentario che ha fatto su se stesso si chiama "I've been twelwe forever". Ma è un genio totale. La miglior battuta del film per me è quella del capoufficio che dice a un cliente che non vediamo "Aspettami un attimo".
saluti
Scritto da: massi3v | 16 febbraio 2007 a 11:14
cioa massi3v! concordo sulla genialita' del nostro! :-)
Scritto da: ava | 16 febbraio 2007 a 13:42
Film favoloso e post perfetto
Scritto da: El gordo loco | 14 aprile 2007 a 10:55
semptre troppo buono, gordo! :-*
Scritto da: ava | 16 aprile 2007 a 17:01