Vincenzo Buonavolonta’ (nomen omen) e’ il manutentore di un altoforno dell’Ilva di Genova, finito in cassa integrazione perche’ la macchina di cui si occupa e’ stata venduta ai cinesi. Nonostante non sia piu’ il suo lavoro, Buonavolonta’ avvisa i dirigenti cinesi di un difetto strutturale dell’altoforno e continua a lavorare per conto suo alla riparazione. Quando si reca in fabbrica per consegnare la centralina modificata scopre che i cinesi se ne sono gia’ andati col macchinario.
Questo e’ il prologo che precede i titoli di testa, la motivazione che spinge Vincenzo verso un viaggio apparentemente assurdo in Cina per consegnare il pezzo che e’ diventata la sua ossessione, sintomo di una vita non svelata dal film, ma che si puo’ intuire come solitaria, motivata solo dalla perfezione sul lavoro che gli fa ribattere di non essere ancora dismesso al dirigente di Shanghai e continuare il viaggio attraverso una Cina grigia quasi spettrale, ben diversa dall’immagine pittoresca del nostro immaginario e delle nuove rotte turistiche; un viaggio alla riscoperta di se’, fatto di contatto con la gente: Vincenzo osserva, cerca di capire quel mondo con cui non puo’ comunicare verbalmente; questa totale immersione nell’alieno permette al protagonista di prender coscienza della necessita’ di trovare una nuova ragione di vita (significativo e commovente il pianto di Castellito dopo aver finalmente consegnato il pezzo) incontrando probabilmente l’amore ed una famiglia, se si vuole interpretare positivamente il finale aperto.
Come sempre lo sguardo di Amelio si volge con tenerezza verso i bambini, dagli incontri casuali sui vari mezzi di locomozione al rapporto complice che si instaura immediatamente con il figlio della traduttrice.
Il regista si conferma anche un abile costruttore di scene dove l’umanita’ e’ in grado di emergere in maniera dirompente: la colazione dopo la notte in carcere tra Vincenzo e Liu-Hua e’ sicuramente uno dei momenti migliori del film che prelude all’inizio di una nuova stagione della vita del protagonista, come l’incontro con il tecnico cinese che capisce il significato della centralina, sigla la fine del suo ruolo di manutentore con il passaggio del pezzo e quindi delle consegne: che importa che fine fara’ la centralina quando si trova qualcuna che parla il linguaggio della propria passione?
Come è possibile che ti sia sfuggita la morte di Pietro Notarianni? Ero sicuro di trovare un post ;-)
Ma Castellitto secondo te?
un saluto.
Rob.
Scritto da: Roberto Bernabo' | 18 settembre 2006 a 21:45
Era tempo che non vedevo, a mio parere, un film così profondo.
Bello, bello.
Ciao
Scritto da: roy | 18 settembre 2006 a 22:11
Amelio pero' non riesce a ritrovare la sua vena migliore, quella del LADRO DI BAMBINI, ad esempio. Sono piu di dieci anni che fa film quasi impeccabili ma privi di vibrazioni. COSI RIDEVANO , LE CHIAVI DI CASA. questa STELLA : film che a mio avviso non " rimangono ",alp
Scritto da: alp | 19 settembre 2006 a 10:25
alp, forse non hai tutti i torti: non credo che il film mi " rimara'" nella sua totalita', sicurmante portero' con me i dialoghi che ho citato ed altri..
Felice che ti sai piaciuto roy :-)
Castellitto e' innegabilmente molto bravo anche se io non lo reggo piu' tanto, Rob
Per Notarianni non so che dirti: imdb e google e soprattutto gli spostati non dicono niente.. poi mica ho l'esclusiva dei necrologi, puoi dedicargli un post tu ;-)
Scritto da: ava | 19 settembre 2006 a 13:09
sono d'accordo con rob:mancanza di rabbia,direi.
Scritto da: nicola moroni | 19 settembre 2006 a 13:53
a parte che era alp, nicola... ma se non ricordo male tu non andavi al cinema da tempo.. cambiato abitudini? :-)
Scritto da: ava | 19 settembre 2006 a 18:14
Ora,
è vero che ho trovato interessante il viaggio in Cina...e quello dentro i personaggi...(cosa niente affatto originale...per vero)
.
E' vero, pure, che a tratti la fotografia m'è piaciuta.
Concordo sui significati intrinseci e sulla dicotomia, fulcro del film, tra TENACE e DOLCE; sulla incapacità di capire ...se non vivendo direttamente e con interesse diretto l'oggetto della propria ricerca e il senso della propria vita.
Muchos besos
Scritto da: El gordo loco | 22 settembre 2006 a 11:22
castellitto superbo come al solito, ha scritto sul volto lo smarrimento e insieme lo stupore "nfantile" di un ingenuo che scopre un mondo sconosciuto. a me piace molto anche il nuovo incontro alla stazione, fatto tutto di silenzi...
Scritto da: Noodles | 22 settembre 2006 a 14:39
Gordo, non ho capito bene : sempra che il tuo comemnta faccia una premessa ottimista prima di distruggere il film, ma la katanata non la trovo.. :-/
'nzomma, ti piacque o no? ;-)
si' e' un bell'incontro noodles, ma non so se personalmente voglio che i due si mettano insieme..
Scritto da: ava | 24 settembre 2006 a 16:25
io neanche ci ho pensato. cioè l'ho sempre vista come una storia d'amore possibile ma che non si realizzerà; m'è sembrato che anche i protagonisti procedessero per altre vie...
OT: grazie x avermi menzionato illo tempore per i giudici dei cinebloggerz. non sapevo, ecco dunque i ringraziamenti ritardatari... :p
Scritto da: Noodles | 24 settembre 2006 a 18:38
Una parte del commento...me la devo esser mangiata...o me l'ha mangiata il server.
Anch'io credo i due si mettano insieme. Mi sembra logica conseguenza dell'ultima sequenza e di quelle che li ci han condotto.
Come hai intuito...e forse letto da me, a me il film non è piaciuto oltre la sufficienza. Si, interessante e pieno di spunti per riflettere...ma poco originale e un pò troppo saccente.E..soprattutto...non m'ha rapito, conquistato.
Consiglierei, comunque, a tutti...di andarlo a vedere.
Scritto da: El gordo loco | 24 settembre 2006 a 22:03
anche a me non e' che abbia rapito, gordo.. forse manca davvero il cuore e come noodles non mi ero illusa che la storia potesse funzionare, anche se mi dispiace pensare che il tutto non funzioni solo perche' la storia d'amore non decolla.. mah!
Scritto da: ava | 25 settembre 2006 a 19:52
Il film mi sembra leggermente depresso, ma senza che nei personaggi e nella regia ci sia una resa di fronte all'enormità della Cina.
Riguardo la centralina, non saprei dire se si tratta di un mcguffin o meno. Cmq concordo che è un film da vedere.
Solo un piccolo appunto da un napoletano: non è l'Ilva di Genova ma l'Italsider di Bagnoli, un quartiere di Napoli. Nel film non si dà questa importanza, ma mi sembrava giusto precisarlo proprio perchè si è ispirato al romanzo di Rea ambientato all'interno della fabbrica di Napoli ;)
ciao
Scritto da: snaut | 27 settembre 2006 a 15:37
so che il libro e' tratto dall'esperienza napoletana, ma i dirigenti parlavano con un forte accento zeneise e nei titoli di coda si cita esplicitamente l'Ilva di GE come sede delle riprese.. quale stabilimento volesse veramente rappresentare Amelio poi non lo so dato che Castellitto con i dialetti fa un pastrocchio, ricordo ancora come faceva parlare Coppi! :-)
Scritto da: ava | 28 settembre 2006 a 19:01
Ritiro tutto allora :)
Può darsi che non l'abbiano girato a Napoli perchè l' ex-Italsider oggi assomiglia di più alla fabbrica di Willy Wonka che ad un' ex-acciaieria ;)
Scritto da: snaut | 29 settembre 2006 a 12:46
allora magari e' per quello.. fortunelli voi che avete la fabbirca di Willy wonka! ;-)
Scritto da: ava | 29 settembre 2006 a 18:04