Non sapevo che il film fosse tratto da un’anima del 1973, passata anche dalla televisione italiana: non l’avevo mai vista ne’ sentita nominare; ma un sospetto che il film fosse tratto da un cartone o da un fumetto lo avevo avuto in sala: tendeva a filosofeggiare e la filosofia, al cinema, ultimamente e’ solo appannaggio dei comics!
Dopo oltre 50 anni di guerra tra Europa e Federazione dell’Est, la vittoria degli orientali porta alla nascita della federazione di Eurasia, ma il pianeta e’ ormai al collasso a causa di fortissimo inquinamento chimico e batteriologico. Il dottor Azuma cerca fondi per i suoi studi sulle neocellule che potrebbero salvare l’umanita’, mentre suo figlio Tetsuya decide di arruolarsi per combattere i terroristi. Nello stesso giorno in cui si dovrebbero celebrare i funerali di Tetsuya, tornato cadavere dalla guerra, un fulmine colpisce le vasche in cui sono immerse le parti di corpi su cui Azuma conduce gli esperimenti: gli arti si riuniscono e danno vita a una nuova razza, i Neoroidi che, vedendosi attaccati, ben presto dichiarano guerra all’umanita’. Nel frattempo il Dr. Azuma immerge il corpo del figlio nel liquido delle vasche e Tetsuya rinasce con dei superpoteri..
L’esordiente Kiriya, dal videoclip passa alla direzione di un kolossal dalla trama molto complessa e farraginosa che prende spunto da un’anima del 1973, passata anche su qualche televisione privata italiana nei primi anni ’80.
C’e’ molta carne al fuoco, forse troppa, che distrae dalla positivita’ del messaggio di rifiuto della guerra e del razzismo, la riflessione sulla ricerca genetica, temi sviluppati anche cercando spunti altisonanti in Shakeaspeare (i costumi e i discorsi dei Neoroidi) e Frankenstein; cosi’ lo spettatore finisce per non appassionarsi alle vicende, spesso aggravate da una pesante verbosita’.
A salvare il film da un giudizio totalmente negativo e’ la magnificenza dell’impatto visivo: le scenografie costruite con la computer grafica (il film e’ girato in live action, come fu per Sky Captain and the World of Tomorrow, con gli attori che si muovono davanti ad uno schermo blu), le scenografie, dicevo, non sono futuribili come ci si potrebbe aspettare, ma rimandano alla grandiosita’ delle architetture nate sotto i totalitarismi del XX secolo: pagode cinesi, colonne fasciste, statue che avrebbero fatto la gioia di Hitler, accostate con uno stile che richiama il fotomontaggio fotografico (una derivazione dal collage) della Russia degli anni ‘30-’50.
Anche per le tecniche di riprese, assistiamo ad una miscellanea di ogni tipo possibile: bianco e nero, viraggi seppia, sovraesposizioni, ecc.. il tutto messo al servizio delle emozioni della storia, quelle che, ahime’ purtroppo latitano, ma per chi e’ in cerca di un’esperienza visiva, Kyashan puo’ riservare delle interessanti sorprese.
recensione pubblicata su ImpattoSonoro
Ho visto questo film solo per meta' perche' poi mi sono addormentato... :-)
Scritto da: roy | 28 luglio 2006 a 11:42
eheheh.. non sarai stato intrigato dall'esperienza visiva ;-)
Scritto da: ava | 28 luglio 2006 a 19:14