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23 giugno 2006

Commenti

Sicuramente un'opera seria ed impegnata, lascia però interdetto lo spettatore che non sa bene come interpretarla. Il tutto reso più difficile dallo stile scelto da Cantet: asciutto ed essenziale al massimo (quasi asettico), senza nulla concedere al pubblico che si scopre osservare la vicenda con eccessiva freddezza. La “sobrietà” è una virtù del cinema francese… ma qui si tende ad esagerare.

sottoscrivo in pieno, leo!

legbà è un personaggio di cui le amanti inconsapevolmente negano la realtà, l assenza del suo monologo credo derivi da questo, ma visto che noi spettatori invece ne dovevamo sentire l umanità, l alterità rispetto alla proiezione vacue delle tre donne, ecco che a noi doveva dare qualche appiglio sul suo unico reale amore e sul motivo della sua morte. e poi non sarebbe stato patetico un monologo di legbà in cui spiega la sue ragioni alla prostituzione?

mah juliet.. patetico quanto delle signore mature che spiegano perche' pagano un uomo! Se raccontato con partecipazione nulla e' patetico.. in ogni caso non credo che il suo monologo avrebbe per forza dovuto vertere sulla prostituzione, cmq la tua osservazione sulla sua identita' negata in quanto oggetto sessuale e' molto acuta..
un saluto

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