Molto interessante l’evento Torino d’Argento che si e’ tenuto in citta’ martedi scorso, 06.06.06.
La manifestazione voleva indagare i rapporti tra Dario Argento e la citta’ di Torino attraverso un incontro con il regista e alcuni suoi collaboratori alla realizzazione de Il gatto a nove code, la proiezione del film stesso e una mostra fotografica che restera’ aperta fino all’11 giugno.
Purtroppo mi sono persa la conferenza, ma sono stata tra i fortunati che sono riusciti a vedere il film; mi sono guadagnata questo diritto arrivando davanti al cinema Massimo intorno alle 20 e facendomi un’oretta di coda (stazionavo all’angolo con Via Montebello), fortunatamente in compagnia di persone molto simpatiche conosciute nell’attesa che in questo modo e’ passata allegramente.
Anche la proiezione e’ iniziata un po’ in ritardo perche’ il regista si e’ fermato a parlare con la folla che non e’ riuscita ad entrare (verso le 21 la coda risaliva mezza Via Verdi!); Dario Argento si e’ confermato persona molto disponibile anche durante la breve introduzione al film raccontando dei suoi progetti (il capitolo conclusivo delle tre madri!) svelando qualche retroscena che sta dietro alla scarsa distribuzione di alcune pellicole (Quattro mosche di velluto grigio) e ribadendo il suo grande amore per Torino.
Il gatto a nove code e’ il secondo lungometraggio realizzato dal regista, nonche’ il secondo capitolo della cosiddetta trilogia zoologica; girato nel 1971 il film risente molto dell’atmosfere del genere poliziottesco e non mancano sagaci tocchi d’ironia che verranno meno nell’Argento piu’ maturo.
Davvero ottimo l’utilizzo della citta’ e mi sono divertita a cercare di riconoscere alcuni scorci di Torino; a causa di una somiglianza che ho notato all’inizio del film ho provato a leggere tutto il film in una determinata chiave: quando Karl Malden e’ comparso sullo schermo mi ha ricordato in maniera sorprendente Ray Milland e allora mi sono chiesta se gli elementi fondamentali della trama, la genetica, la cecita’ oltre che all’uso di colori psichedelici non avessero qualche rimando a L’uomo dagli occhi a raggi x, girato da Corman nel 1963.
Restando sempre in tema di citazioni impossibile non ricordare le intelligenti rivisitazioni hitchcockiane: la doccia e soprattutto i bicchieri di latte.
Invidiaaaaa! :o)
Scritto da: Emanuela | 08 giugno 2006 a 12:27
ghghghggh!
:-*
Scritto da: ava | 08 giugno 2006 a 12:28