Mentre il Presidente degli Stati Uniti, rieletto al secondo mandato, scopre il fascino della lettura dei giornali, nella nazione e nel mondo il programma piu’ seguito e’ American Dreamz un reality show canterino guidato da un presentatore senza scrupoli sempre alla ricerca di nuovi mostri per tenere alto lo share: in finale arriveranno una biondina senza scrupoli fidanzata con un reduce di guerra ed un terrorista pasticcione che dovrebbe sfruttare l’occasione per uccidere il Presidente, giurato d’onore..
Il film porta la firma di Paul Weitz, regista di opere irriverenti e tardo adolescenziali come American Pie, poi passato alle commedie About a Boy e In Good Company, quindi non bisogna aspettarsi un capolavoro di satira graffiante e cattiva.
Fatta questa doverosa premessa, il film risulta godibile nel mettere alla berlina gli orrori prodotti dall’era mediatica, facendo la parodia di un celeberrimo programma della televisione americana, American Idols, una via di mezzo tra La corrida e Amici di Maria de Filippi nostrani.
Come il presidente americano al secondo mandato (un bravo Dennis Quaid che fornisce un’ottima imitazione del presidente Bush) mettendosi a leggere riscatta la sua dipendenza dal Segretario di Stato (un Willem Defoe reso quasi irriconoscibile dal trucco) che lo manovra al punto di suggerirgli i discorsi tramite un auricolare, cosi’ i punti di forza del film stanno tra le parole: da un punto visivo il film non dice nulla di particolare, anzi ci sono alcuni momenti in cui il ritmo si spezza, ed anche la figura del cinico presentatore lascia trapelare degli sguardi di stanchezza o di smarrimento (la scena iniziale in cui viene lasciato dalla fidanzata) che forse vorrebbero dire di piu’ di quel che e’ richiesto al personaggio.
Invece e’ interessante il nome della protagonista, Sally Kendoo, la cui sonorita’ del cognome lascia intuire il suo destino: e’ una che puo’ riuscire a fare tutto, persino dire si’ in diretta televisiva alla proposta di matrimonio del fidanzato che non ama piu’ da tempo; anche il testo della sigla della show e’ emblematico quei “dreams with the z”, piu’ che a riferirsi ad uno slang sono letteralmente sogni di ultima categoria e le battute piu’ incisive rischiano di passare inosservate: ad esempio uno sponsor, del programma e’ una casa automobilistica che costruisce “i SUV due volte piu’ grandi di quelli in circolazione, perche’ e’ di quello che avete bisogno”.
Diverte, anche se e’ un po’ troppo buonista, la visione dei terroristi a loro volta succubi del fascino mediatico: il terzetto che contatta Omer in America mi ha ricordato, fatte le debite proporzioni, i tre agenti russi perfettamente integrati a Parigi che l’ispettore Ninotchka viene a controllare nell’omonimo film di Lubitsch.
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