Ho visto finalmente il film di Almodovar, dopo averne sentito parlare benissimo o malissimo.
A me il film e’ piaciuto: sono folgoranti l’inizio e la fine, mentre ammetto che l’episodio del ristorante , che pure ha una sua ragion d’essere nell’economia filmica, deborda troppo e smorza il ritmo nella parte centrale.
Mi e’ piaciuta la declinazione tutta al femminile della famiglia (non certo una novita’ nell’opera almodovariana, anzi uno dei suoi tratti distintivi) ma questa volta e’ interessante il legame con il paese d’origine, quella terra della Mancha dove a causa del forte vento c’e’ il piu’ alto tasso di pazzia di tutta la Spagna: solo in paese simile, dove la follia e’ all’ordine del giorno si puo’ credere che la madre di Raimunda e Sole sia una revenant ed una donna puo’ vestire il ruolo del fantasma per espiare le sue colpe di moglie e di madre.
Il legame con un mondo arcaico, contadino dove le donne risolvono a modo loro questioni di corna e sesso e’ sottolineato dal look di Penelope Cruz che assomiglia in modo impressionante alla Sofia Loren degli anni ‘50; del resto tutto il film e’ un omaggio al cinema italiano degli anni d’oro: la Magnani compare addirittura in televisione in uno spezzone di Bellissima.
Nonostante ci sia il sangue, la carnalita’ (quell’imbottitura sul sedere della Cruz a volte era ridicola tanto era evidente la sua natura posticcia) il film di Almodovar non trasuda passionalita’, ma vira su tonalita’ leggere la natura grottesca e nera della vicenda; ma la distanza dai segreti del passato e’ implicita anche nel titolo: il ritorno, soprattutto quando implica il perdono, smorza l’intensita’ degli avvenimenti trascorsi.
Giustissima la scelta della giuria del Festival di Cannes di premiare l’intero cast femminile.
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