Martha fa l'operaia in una fabbrica di bambole. E’ grassa, ha piu’ di quarant’anni, nessuna vita sentimentale, solo un padre di cui occuparsi, l’unico legame significativo e’ con Kyle, un collega della fabbrica piu’ giovane di lei; l’assunzione di Rose sconvolgera’ il fragile equilibrio di Martha..
L’eclettico Soderbergh gira il primo capitolo di una serie di sei film a basso costo, filmati in digitale, per indagare la provincia americana piu’ profonda e con essi sperimenta nuove tecniche di mercato facendo uscire contemporaneamente la pellicola al cinema, al videonoleggio e sulla tv via cavo. La sperimentazione distributiva riguarda esclusivamente gli Usa, per cui possiamo commentare solo la qualita’ artistica del progetto.
Il risultato e’ buono, non tanto come film di genere, un piccolo thriller ridotto all’osso, ma per la forte valenza di denuncia sociale e l’opera potrebbe essere riassunta con una battuta, Elephant a Twin Peaks: dal capolavoro lynchiano Soderbergh sembra catturare l’atmosfera straniata della vita in fabbrica (uno stabilimento dove si assemblano bambolotti, oggetti che confermano ancora una volta la propria inquietante natura cinematografica) mentre dal lavoro che Gus Van Sant ha dedicato alla strage di Columbine arriva lo stile di ripresa, incollato ai personaggi che camminano sui tracciati geometrici e ripetitivi della loro follia.
La pazzia di Martha e’ pero’ obnubilata da un’esistenza anonima dove la coscienza di se’ e’ completamente assente, persa nelle giornate tutte uguali, nel pessimo cibo da fast food e nel suo bisogno di rendersi utile agli altri nella speranza di lasciare una traccia, ma dopo l’orrore il piccolo mondo di provincia dimentica in fretta e tutto riprende a scorrere uguale a se’ stesso.
Un film bellissimo, un esempio di come, anche senza nessuna sparatoria o violenza gratuita, si possa descrivere una situazione veramente deprimente e tragica.
Ciao
Scritto da: roy | 26 maggio 2006 a 10:22
azz.. roy! mi stai diventando un commentatore di prima qualita'! ;-)
Scritto da: ava | 26 maggio 2006 a 12:02
Con l’aiuto esclusivo di luci naturali e del supporto digitale (che contribuiscono a dare un assoluto senso di verità), abbiamo la registrazione di una deprimente triste realtà senza alcuna interferenza che in qualche modo possa abbellirne la desolante superficie (ottima, allo scopo, l‘idea di servirsi esclusivamente di attori non professionisti che evidentemente portano dentro il film il massimo delle loro vite).
Un'opera che dapprima può sconcertare e lasciare perplesso il pubblico. Gradualmente e lentamente diviene però sempre più intrigante e finisce col costituire una buona dose di ossigeno per il cervello e la sensibilità dello spettatore.
Scritto da: Account Deleted | 27 maggio 2006 a 10:40
grande.< non vedo l'ora di vederlo....
whiterussian
Scritto da: | 27 maggio 2006 a 17:21
whiterussian, meritevole assai..
leo,l'ho visto domenica scorsa e non riesco ancora a non pensarci....
Scritto da: ava | 28 maggio 2006 a 12:34