Tommaso ha undici anni, una sorella di poco piu’ grande, Viola, e vive una difficile situazione familiare: la madre, Stefania, e’ incapace di prendersi cura della famiglia e spesso sparisce per inseguire le proprie avventure, tutto il peso della famiglia poggia cosi’ sulle spalle del padre, Renato che non sempre e’ all’altezza di sostenere un ruolo cosi’ impegnativo..
Prima ancora che una famiglia allo sbando cove sono i figli a dover prendersi cura dei genitori, il debutto alla regia di Kim Rossi Stuart vuole raccontare la storia di un ragazzino che sta crescendo, in bilico tra il bisogno di sicurezze dell’infanzia e i primi sguardi critici verso la famiglia, per cui non e’ difficile per lo spettatore riconoscersi nella sofferta solitudine preadolescenziale del protagonista (un sorprendente Alessandro Morace), soprattutto se lo svilupparsi di sensibilita’ differenti lo ha allontanato dal comune sentire della sfera famigliare.
Kim Rossi Stuart si dimostra un regista sensibile ma soprattutto potente: il film non lesina furiosi sfoghi di rabbia o rumorosi giochi che piu’ di una volta fanno sobbalzare dalla poltrona lo spettatore e questi scoppi di energia sono ben lontani dai toni sommessi e minimalisti del cinema italiano contemporaneo.
Forse troppo compreso nella nuova dimensione registica, la prova recitativa dell’attore e’ piuttosto inferiore a quelle a cui ci ha abituati, risultando troppo artificiosa, soprattutto nei toni di alcune battute, anche se il ribaltamento di prospettiva finale potrebbe lasciare intendere l’esagerata affettazione come un segnale della falsa sicurezza di Renato.
Nel complesso un buon esordio che forse pecca di mancanza di coraggio lasciando poco spazio al linguaggio delle immagini: soprattutto nella scena dell’abbandono della gara di nuoto si sarebbe potuto indugiare di piu’ sulla ripresa di spalle del ragazzino.
Un film molto bello in cui, credo tutti, ci si possa riconosciere in almeno uno dei protagonisti.
Ciao
Scritto da: roy | 12 maggio 2006 a 18:40