Il controverso film di Nanni Moretti suberlusconi in realta’ intreccia con ottimo equilibrio tre argomenti portanti: il cinema , il privato del protagonista e la politica.
Il film si apre sulla retrospettiva dedicata ai film Paolo Bonomo (direi che il nome e’ gia’ tutto un programma per indicare una persona “normale”), ed e’ esilarante vedere Moretti scimmiottare poliziotteschi ed azioni tipicamente tarantiniane (Margherita Buy versione Aidra rammenta un po’ la Sposa di Kill Bill) ricordando che nei suoi film precedenti Nanni si scatenava contro Don Siegel o Henry pioggia di sangue.
Riponendo vecchie ubbie contro certo film di genere, Moretti ci illustra il mondo cinematografico italiano dove e’ sempre piu’ difficile sopravvivere: i piccoli teatri di posa sono riconvertiti in location per le televendite e anche quando un progetto inizia a prendere corpo (non necessariamente dev’essere un film di spinoso argomento politico), basta la chiamata di un colosso come De Laurentis perche’ registi ed attori si defilino.
Alle difficolta’ professionale si sommano i problemi personali di Bonomo che si sta separando dalla moglie, o meglio sta subendo la volonta’ dei lei di separarsi e il dramma di dover comunicare la notizia ai figli senza traumatizzarli troppo. Questa parte sentimentale e’ quella che mi ha intrigato meno, anche se le immagini piu’ coinvolgenti riguardano questo segmento del film, ad esempio la camminata del bambino sui lego che ricoprono il pavimento.
C’e’ poi la parte politica: non e’ una novita che Moretti contestualizzi saldamente le sue storie nei momenti storici ed in questi ultimi anni il Presidente del Consigio ha innegabilmente tenuto la ribalta con i suoi misteri e le sue gaffe. Significativo non e’ tanto il film che la giovane regista vuole girare, in fondo le domande sui soldi di Berlusconi sono in ballo da anni e come dice lo stesso Moretti nella parte dell’attore a cui viene proposto il ruolo del premier, chi voleva capire ha capito e gli altri continueranno a far finta di nulla, molto piu’ significativo e’ il finale del processo con reminiscenze da La Fattoria degli animali (questo cittadino e’ piu’ uguale degli altri!) angosciante per come Moretti abbia il coraggio di dire flaubertianamente che “Berlusconi c’est moi”, infatti tutti noi siamo ormai corrosi dal berlusconismo: basta pensare all’attuale campagna elettorale dove il premier ha trasformato il programma della sinistra di riformare il sistema fiscale in uno spettro che tutti cercano di placare arrivando per assurdo, quasi a giustificare l’evasione.
Finalmente ce l'hai fatta a vederlo! :-)
(ma non ho capito se ti è piaciuto)
Scritto da: angelocesare | 03 aprile 2006 a 19:52
mi e' piaciuto molto..
a turno state mettendo in crisi la mia abilita'(?) recensiva.. non si capisce mai se un film mi piace.. non mi resta che apperndere la tastiera al chiodo.. :'-(
Scritto da: ava | 04 aprile 2006 a 16:42
Ottima recenzione. E diciamo pure che berlusconi è Michele Apicella (casuale l'omonimia dell'alter-ego morettiano col cantore del premier?). Nemmeno Moretti avrebbe potuto mai rappresentare un leader politico così estremo nei suoi disperati tentativi di scippare consensi da insultare gli elettori della parte avversa.
Scritto da: KinemaZOne | 04 aprile 2006 a 18:02
argghh! non avevo notato quest'allucinante omonimia.. inquieta piu' del film!
Scritto da: ava | 04 aprile 2006 a 18:55
ava puttttttttttttttttttttttttttttttttttttana
Scritto da: sapessi | 05 aprile 2006 a 18:58
ciao
Scritto da: | 05 aprile 2006 a 18:59
questo film è la dimostrazione che le pubblicità mediatiche spesso sono devianti. Il caimano è uno dei film italiani più belli degli ultimi anni, politico senza essere di partito.
sono d'accordo con te sulla parte iniziale: è davvero splendida e forse è anche uno stiletto che colpisce un po' questa sfrenata mania-moda contemporanea di eleggere indiscriminatamente a capolavoro qualsiasi forma di cinema trash-di-genere e quant'altro italiano degli anni '70
Scritto da: Noodles | 14 aprile 2006 a 16:36
pensare al caimano in questo dopoelezioni e' da brividi
In quei venti minuti iniziali avevo le lacrime dal ridere: pungente anche la satira sull'home video mostrando come si mettono insieme gli extra dei dvd..
Scritto da: ava | 14 aprile 2006 a 16:39
perchè si sono spesi fiumi e fiumi d' inchiostro per un film così "inutile"????????
Scritto da: allen | 23 aprile 2006 a 12:17
Inutile?
Secondo te...Quale sarebbe un film utile?
"Viva Zapatero" forse?
Mah!?
Quanto è utile l'arte? E una commedia?
E sorridere di se stessi? Prendere coscienza di se stessi per come si è veramente e non per come si crede di essere?
Moretti ha fatto un buon lavoro.
Non a caso andrà a Cannes.
Scritto da: El gordo loco | 23 aprile 2006 a 14:18
Moretti è stato coraggioso, spero sia d'esempio.
Scritto da: piccione viaggiatore | 25 aprile 2006 a 11:00
gordo condivido la tua difesa appassionata e le parole di piccione viagggiatore, non me ne voglia allen se trovo inutimente provocatorio il suo commento sul film: se lui lo ritiene inutile (ed e' legittimo) perche spreca vanamente il suo tempo a commentare?
buon 25 aprile a tutti
Scritto da: ava | 25 aprile 2006 a 13:53
Caro Moretti, per rappresentare la realtà bisogna prima accettarla.
È buffo vedere quanto possano essere diverse le opinioni sul film di Moretti... Personalmente lo ritengo il peggior film del regista. E per una serie di motivi:
1. il film non aggiunge nulla sul "fenomeno Berlusconi", con il risultato di ripetere cose scritte e dette da altri prima di Moretti;
2. la "sfera privata" del film è a dir poco banale, con il protagonista (Moretti stesso?) che non accetta la fine della storia con la moglie con un atteggiamento da bambino dell'asilo.
3. nel film non esiste un personaggio positivo (Silvio Orlando non ha nessun impennata di orgoglio nel finale come ha scritto qualcuno: far condannare Berlusconi è un atto infantile che rivela solo l’indulgenza verso se stessi) o una qualche minima ipotesi di cambiamento: mi dispiace per Moretti ma la realtà non è solo negativa.
4. L'unico momento geniale e in qualche modo rivelatore del "fenomeno Berlusconi" e conseguemente della direzione che sta prendendo la nostra società è la dichiarazione che Berlusconi (quello vero) fa a proposito dei gioielli che era solito regalare alle mogli dei suoi collaboratori: le parole e il modo col quale vengono dette sono un perfetto esempio di cosa sia Berlusconi realmente: un uomo debole, insicuro, che si è autoconvinto di poter fare qualcosa per gli altri. In quest'ottica è così diverso dal resto degli italiani?
Il film, paradossalmente solo in questo senso, finisce per rappresentare bene “l’Italietta” sempre più popolata di opinionisti televisivi che di intellettuali onesti.
Sembra davvero irresistibile il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di un partito o di una classe culturale. Personalmente non credo che si debba valutare un film sulla base della sua affinità o meno con le proprie idee politiche. Tant è che non amo molto registi - come Moretti - così politicamente dichiarati. Quando si fa questo si perde in libertà e creatività: perchè si finisce per abbracciare un'idea comune come quella che vuole Berlusconi simbolo del male assoluto. E' un'idea che non mi convince: Berlusconi come qualunque essere umano presenta diverse sfaccettature, capace cioè di cose buone e di altre spregevoli. Dipingerlo nella scena finale con l'aria luciferina dimostra che Moretti non ha per nulla compreso la reale natura del personaggio: quella di un uomo che - incapace di stare bene con se stesso - ha un bisogno costante di sentirsi riconosciuto dagli altri. E più questo bisogno è forte, e più risulteranno evidenti le situazioni di alienazione di cui è vittima. Ma vi rendete conto che stiamo parlando di un tipo che gira con i rialzi alle scarpe, col lifting, e col complesso della calvizie?! ...Bè, per Moretti questo è il diavolo, quello "che ci ha cambiato la testa". Caro Moretti, siamo tutti colpevoli del degrado culturale attuale. Bisogna saperlo ammettere, e "non condannare qualcun'altro".
Scritto da: Andrea Cesaretti | 23 maggio 2006 a 12:27
pensa Andrea, come un film puo' essere visto con occhi diversi: e' stato proprio la visione del caimano a farmi capire che il nemico non e' tanto il patetico ometto che tu descrivi cosi' bene, ma il berlusconismo, un modo furbo di gestire le cose pubbliche o meno che lui ha incarnato cosi' bene tanto da dargli il nome, anche se e' un classico tratto dell'italianita' da sempre: proprio vedendo il caimano, dicevo, ho capito che l'attenzione va spostato dal berlusconi uomo, al "berlusconi" che e' in noi e in questo credo stia la grandezza del film che supera anche il pensiero politico stesso di moretti.
Scritto da: ava | 23 maggio 2006 a 13:21