Bree e’ un trans ormai prossimo all’operazione che la renderera’ definitivamente donna; manca solo una settimana all’intervento quando riceve una telefonata da una prigione di New York: dovrebbe pagare la cauzione per il figlio che non ha mai saputo di avere. Su consiglio della psicologa che la segue, Bree va ad incontrare il ragazzo, cercando di mantenere il segreto sulla propria idendita’...
Opera prima che affronta con leggerezza il tema spinoso della transessualita’ trasformandolo in un tema universale: e’ molto facile identificarsi con il bisogno di Bree di condurre una vita di menzogna per nascondere la propria vera natura. Come sempre succede nella vita, e’ un evento inaspettato e apparentemente catastrofico a permetterle di uscire dal guscio: la scoperta di quel figlio nato a sua insaputa; Toby e’ un ragazzo difficile: orfano della madre suicida, abusato dal patrigno, e’ diventato un ragazzo di strada dedito alla droga e alla prostituzione.
Il coprotagonsita pare una figura estremamente carica per un film che ha scelto i toni della commedia, ma il regista, Duncan Tucker, riesce a gestire la materia senza scadere mai nel patetico o nel ridicolo ed e’ interessare vedere una volta tanto un trans che, non solo non si droga ne’ si prostituisce, ma addirittura fa da contraltare a chi conduce questo tipo di vita.
L’incontro tra il Toby e Bree, che si presenta come una missionaria cristiana che deve redimere il ragazzo si trasforma in un viaggio, prima alla ricerca della radici di Toby, poi di quelle sempre negate di Bree che finalmente trova il coraggio di presentarsi a casa dei genitori che non hanno mai accettato la sua disforia sessuale.
TransAmerica non e’ solo un road-movie alla ricerca di se stessi, ma e’ anche un percorso tra figure genitoriali: la madre suicida di Toby, il patrigno pedofilo, la madre ossessiva di Bre, il padre assente sono le tappe attraverso le quali il padre e il figlio che non si conoscono dovranno muoversi per costruire il loro rapporto.
Felicity Huffman che ha vinto il Golden Globe per la sua interpretazione veramente notevole (anche se nel doppiaggio italiano si e’ perso il lavoro che l’attrice ha fatto sulla voce) e’ la Lynette del celeberrimo telefilm Desperate Housewives e mi fa molto sorridere il fatto che in questo ruolo che le apre una carriera cinematografica porti il nome di un’altra delle Casalinghe Disperate.
Gran bel film.
Pensa...credevo che mi sarei addormentato e invece mi ha coinvolto molto.
Ciao
Scritto da: | 22 marzo 2006 a 18:28
La Huffman è strepitosa, l'Oscar DOVEVA essere suo... il figlio sembra una versione effeminata e meno tossica di Edward Furlong... bravo il regista a non calcare la mano, lasciando ambio spazio ad interpretazioni davvero tutte eccezionali... curiosa anche l'omonimia col personaggio di Desperate Housewives...
Scritto da: JerryGarcia85 | 22 marzo 2006 a 22:42
concordo garcia, sai che non ricordo gia' piu' chi ha preso la statuetta per la migliore interpetazione femminile? :-/
lieta che ti sia piaciuto anonimo. :-)
Scritto da: ava | 23 marzo 2006 a 13:06
Ahh...dimenticavo...magistrale ;-) l' iterpretazione dello zio Paulie!!!
Scritto da: roy | 23 marzo 2006 a 18:34
lo zio Paulie.. quindi Bree sarebbe la nipote di Rocky? porella.. :-P
Scritto da: ava | 23 marzo 2006 a 18:57
come dire..bellissimo!divertente e allo stesso momento "drammatico", una storia come tante altre ma proposta diversamente..la novità??rispecchia la realtà!!
Scritto da: leys88 | 31 luglio 2006 a 16:48