Ieri sera sono andata a sentire Vinicio Capossela in concerto: entusiasmante.
La prima parte dello spettacolo e' stata dedicata alla presentazione del nuovo album, Ovunque proteggi, e Capossela ha giocato molto con i toni misterici e fantastici del nuovo disco presentandosi sul palco vestito da mammutones da passeggio come si e' definito lui stesso, mentre su uno schermo alle spalle dei musicisti si proiettavano giochi di ombre cinesi.
E' stato uno spettacolo estremamente immaginifico dove l'artista ha incantato con le sue doti di intrattenitore e affabulatore, soprattutto nella seconda parte del concerto quando alle canzoni del passato si intercalavano raccontini e giochi col pubblico: alla fine di Corvo Torvo abbiamo gracchiato tutti insieme (alla faccia dei piccioni di Povia!) e visto che gracchiare non e' entusiasmante, Vinicio ha deciso che abbaiare era molto meglio, quindi il teatro si e' trasformato in un covo di persone ululanti e ringhianti: estremamente liberatorio.
Da vero animale da palcoscenico ha ironizzato su una delle sue canzoni piu' belle (la mia preferita in assoluto) Con una rosa, e dopo circa tre ore di spettacolo rutilante, a luci gia' accese e il pubblico gia' in piedi, dopo la sferzata di energia de Il ballo di San Vito, Capossela ha chiuso con la canzone che da il titolo al nuovo album, Ovunque proteggi: non sono una grande frequentatrice di concerti, ma ho trovato puttosto inusuale, anche se generoso e coraggioso, che un cantante "butti via" la canzone di punta dell'album che sta promuovendo, ma fortunatamente Vinicio Capossela non e' schiavo delle regole del mercato.
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