In un futuro molto prossimo l’Inghilterra sara’ governata da una dittatura nazistoide che esercitera’ il controllo attraverso i media, dopo aver internato in campi di concentramento gli esponenti di razze, religioni ed orientamenti sessuali differenti ed averli usati come cavie per esperimenti scientifici.
Una notte in cui sfida il coprifuoco, Evey viene salvata da un misterioso individuo che si cela dietro una maschera: le loro strade si uniranno nel tentativo di liberare la nazione del tiranno..
Benche’ Alan Moore, autore del fumetto, si dissoci totalmente dal film dei fratelli Wachowski per la diversa caratterizzazione data ai suoi personaggi, io ho trovato V per Vendetta molto interessante, piu’ profondo della maggior parte delle trasposizioni cinematografiche di celebri comics.
Dopo l’epopea di Matrix, tornano i fratelli Wachowski portando sullo schermo il fumetto di Alan Moore, illustrato da David Lloyd, che ha per protagonista un misterioso eroe chiamato V, che si cela dietro la maschera di Guy Fawkes, popolare eroe inglese, autore della fallita cospirazione della polvere da sparo che il 5 novembre 1605 doveva far saltare il Parlamento di Londra.
Diretto con mano forse non abilissima da James McTeigue, il film ripropone alcune delle tematiche basilari della saga di Matrix: il controllo da parte di una societa’ oppressiva ed alienante e la necessita’ di affrancarsi da essa assumendo uno sguardo lucido ed indipendente sulla realta’.
Ambientata in una Londra scura e claustrofobica la pellicola mette in atto alcuni capovolgimenti della precedente estetica filmica: se Matrix era stato il blockbuster che aveva lanciato la moda del futuribile e del tecnologico con combattimenti estremamente acrobatici, in V per vendetta si punta sul coinvolgimento intellettivo dell’eroe, piu’ che sulla sua abilita’ fisica, cosa che ha fatto tacciare il film di verbosita’. L’ambientazione dal futuribile della celebre saga, passa ad un gusto retro’ ed anche i protagonisti del film interpretano ruoli antitetici ad altri che li hanno resi celebri: dietro la maschera del ribelle si nasconde Hugo Weaving, il cattivissimo Agente Smith di Matrix, mentre John Hurt impersona il dittatore Adam Sutler che domina dai teleschermi, ruolo diametralmente opposto a quello che aveva nel film tratto dal capolavoro di Orwell, 1984 a cui questo lavoro si ispira.
I Wachowski mescolano le tematiche orwelliane agli aspetti piu’ romantici de Il fantasma dell’opera o de Il conte di Montecristo che viene chiaramente citato nel corso del film ed anche la denuncia contro i totalitarismi spazia da immagini che ricordano i lager nazisti a quelle che richiamano le prigioni di Abu Grahib o Guantanamo (la tunica-sacco di Evey durante la prigionia).
Analizzando il cast che presenta nomi di sicuro richiamo, tra tutti colpisce la prova di Stephen Rea nel ruolo dell’ispettore capo Finch che arriva a sconvolgenti conclusioni sul governo a cui ha sempre ubbidito (il personaggio ha subito pero’ molte modifiche rispetto all’originale del fumetto).
Nell’insieme un film che ha sicuramente delle imperfezioni, ma che rappresenta un passo avanti rispetto ai soliti blockbuster tratti dai fumetti andando ben oltre al solo aspetto ludico.
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