Estate 1999: due ragazze inglesi fanno amicizia con un ragazzo australiano e decidono di attraversare con lui parte dell’Australia, il loro viaggio finira’ tragicamente a Wolf Creek.
Opera prima di un regista australiano che sfrutta per l’ennesima volta (da Picnic ad Hanging Rock in poi) il fascino della natura australiana per raccontare una storia di scomparse misteriose.
La parte iniziale e’ molto valida nel costruire atmosfere inquietanti e lasciando aperte molte vie agli sviluppi della trama: i ragazzi sono certamente delle vittime predestinate, ma di chi? dei volgari beoni che importunano le ragazze al bar o forse degli alieni? Quando invece si delinea la classica (?) storia del serial killer tutto diventa un po’ piu’ prevedibile, ad esempio le due ragazze aggrappate al ciglio di un burrone per nascondersi, vengono scoperte dal classico sasso che sceglie proprio quel momento per cascare. Ma la prevedibilita’ della costruzione puo’ trovare una sua ragion d’essere nel finale aperto a cui non accenno.
E’ un horror d’atmosfera poco splatter che non vuole assolutamente far sobbalzare lo spettatore, preferendo lasciargli addosso una tensione sporca e raccapricciante che lo accompagna fino al giorno dopo.
Disomogeneo forse, ma capace di lasciare il segno.
a me gli horror d’atmosfera sporchi, raccapriccianti e disomogenei piacciono da.. morire.
evviva gli horror senza mostriciattoli.
Scritto da: claudio | 15 dicembre 2005 a 00:27
a me piacciono anche coi mostricciatoli, clos, basta che sia fatto bene e questo e' ben fatto, percio' viva viva! :-)
Scritto da: ava | 15 dicembre 2005 a 12:49