Nato a Roma il 1° novembre 1905 (anche se molte biografie riportano il 1906) vicino a Campo dei Fiori, Fabrizi inizia a lavorare giovanissimo, in seguito alla morte del padre e da subito dimostra interesse per il mondo dello spettacolo lavorando in radio e diventando una stella della rivista.
L’esordio cinematografico avviene nel 1942 con Avanti c’e’ posto di Mario Bonnard, dove ripropone il ruolo del tranviere che gli ha dato successo in teatro: sempre imperniati sui suoi personaggi teatrali sono gli altri due film seguenti, Campo dei Fiori e L’ultima Carrozzella, girati entrambi accanto ad Anna Magnani nel 1943.
Sara’ il ruolo di Don Pietro in Roma città aperta, di Roberto Rossellini a dargli il grande successo cinematografico e ad aprirgli una carriera svincolata dai modelli della rivista come il protagonista de Il delitto di Giovanni Episcopo di Lattuada, girato nel 1947.
Nel 1948, Fabrizi esordisce nella regia girando Emigrantes il primo della decina di opere da lui dirette, caratterizzate da una ricerca di equilibrio tra melodramma e commedia tipica del cinema popolare italiano di quegli anni, il suo lavoro di maggior successo e' la trilogia della famiglia Passaguai.
I primi anni ‘50 gli regalano molte soddisfazioni cinematografiche, come il film Prima Comunione (1950) di Blasetti che gli vale un nastro d’argento o il mitico Guardie e ladri accanto a Toto’ nel 1951.
A teatro la sua interpretazione piu’ celebre resta quella di Mastro Titta, il boia del Rugantino di Garinei & Giovannini, nel 1963.
Negli anni ‘70 porta in televisione moltissimi dei suoi personaggi di rivista a cui si aggiunge lo scolaro discolo Gigino che era il mio idolo.
Aldo Fabrizi si spegne nella sua Roma il 2 Aprile 1990
Complimenti, ava, per aver ricordato un grandissimo artista del nostro cinema (e non solo). Voglio contribuire a questo omaggio ricordando Fabrizi nell'ultimo grande ruolo sul grande schermo, e cioè quello del cavalier Catenacci in C'eravamo tanto amati d Ettore Scola del 1974. Se questo film è una pietra miliare del cinema italiano lo si deve per un buon 60% alla interpretazione di Fabrizi ed alla sua acerrima battuta "Io nun moro!", sbattuta in faccia all'idealista Vittorio perego (Gassman) come a dimostrazione che il capitalismo, la corruzione e la disonestà prima o poi conquistano tutti gli animi, anche quelli più nobili.
Grande!
P.S. Ma lo ricordi in TV nello schech del bimbo dell'asilo col panierino in mano?
Scritto da: KinemaZOne | 01 novembre 2005 a 13:25
Ah si! Gigino! Non avevo fatto caso che era un tuo idolo. Beh, allora il camtante melodrammatico? "I baci mordaci tuoi. Mordaci tuoi..."
Scritto da: KinemaZOne | 01 novembre 2005 a 13:26
adoro anche il verso al fine dicitore! :-)
e il cameriere coi piedi gonfi?
era davvero un grande!
quoto il giudizio su c'eravamo tanto amati
Scritto da: ava | 02 novembre 2005 a 12:32