Quello che piu’ mi ha colpito in questo film e l’impianto romanzesco, la dimensione quasi epica dei protagonisti, personaggi per cui si sarebbe simpatizzato senza remore, se solo fossero appartenuti ad un’epoca piu’ remota. Soprattutto Il libanese ha il fascino del brigante (o del gangster anni ’30) che solo in una vita violenta puo’ trovare il riscatto di un’ esistenza, mentre Il freddo e’ un eroe romantico, dilaniato tra l’opportunita’ di un grande amore che potrebbe essere l’occasione di cambiar vita e il dovere di vendicare un amico che e’ stato tutta la sua famiglia. Il dandi no, non e’ un personaggio amabile: troppo pusillanime e disposto a scendere a patti con coloro che hanno permesso l’ascesa della banda, e’ in fondo il personaggio piu’ moderno dei tre, in grado di muoversi agilmente in un mondo dove la mala si mischia con l’alta finanza.
Alla sceneggiatura di ampio respiro, cosi’ inusuale per il cinema italiano contemporaneo, si unisce un cast in stato di grazia, rimarchevoli le prove dei protagonisti: Pierfrancesco Favino eccezionale nel portare sullo schermo la grinta ferina del libanese e Kim Rossi Stuart ottimo nella sua recitazione trattenuta, fatta di mezzi sorrisi: quando i due recitano insieme sono davvero notevoli.
Da menzionare anche il lavoro di ricostruzione storica di circa un quarto di secolo di storia italiana, perfettamente resa attraverso l’abbigliamento e un parco macchine ineccepibile.
I difetti del film stanno tutti nella regia, nelle pretese autoriali di Placido: anche la scelta di inserire i filmati d’epoca diventa ridondante: se gli spezzoni del rapimento Moro avevano una loro ragione d’essere sul grande schermo, per la strage di Bologna ho trovato molto piu’ commovente il dettaglio dell’orologio, ormai simbolo di quel tragico fatto, mentre erano del tutto pleonastiche le immagini dell'attentato a Giovanni Paolo II e della vittoria ai mondiali ‘82: il compito di scandire il tempo poteva essere sopperito anche dalle notizie date radiofonicamente.
Discutibile anche la decisione di caratterizzare l’anonimo burattinaio di tutte le vicende con i tratti fisici di Andreotti, la gobba, le orecchie a sventola e la testa incassata nelle spalle: lo spettatore si distrae dalle vicende piu’ importanti per cercare di capire se si tratta veramente dell’onorevole, risulta molto piu’ inquietante la figura del suo portaborse, l’ambiguo Carenza magistralmente interpretato da GianMarco Tognazzi.
Il regista giustifica la preferenza dell’uso di campi e controcampi come una necessita’ tecnica per non eccedere in ricostruzioni e come un omaggio a Sergio Leone, pero’ girare il 95% del film con questa tecnica rischia di banalizzare il film, facendolo scadere piu’ nella noia che nel doveroso citazionismo!
Altro referente di Placido e’ tutto il gangster movie americano, (la villa del libanese riprende quella dello Scarface di De Palma), mentre se si fosse ispirato maggiormente ai poliziotteschi italiani anni ’70 il film avrebbe sicuramente guadagnato in compattezza e tensione, soprattutto se si fosse indugiato in qualche dettaglio piu’ truculento: per essere un film sulla malavita il sangue latitava un po’.
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Ero indeciso su sto film
Ma lo andrò a vedere
Sono cinematograficamente pigro ultimamente
Molto teatro.
Ma anche molto sonno
AVA sei la regina dei pop up
Accedere al tuo sito è un piacere per la lettura e un dispiacere per il giramento di pop up parassiti assurdo
Non so quanti se ne sono aperti
E provi a chiuderne uno e se ne apre un altro
Non te lo scrivo sempre per non essere noioso
Ma pure ste cose sono noiose
:-)
Baci
Scritto da: Renzo | 17 ottobre 2005 a 14:48
immagino il giramento di pop up ma non dipende da me, ho avuto solo un altra segnalazione.. forse un buon antivirus?
Scritto da: ava | 17 ottobre 2005 a 16:38
L'omaggio a Leone più che nei primi piani è soprattutto nella costruzione del film. Il prologo sull'infanzia con il compagnuccio che muore e l'incontro dopo 20 anni all'uscita di galera di uno di loro ricordano molto la trama di Once upon a time...
Scritto da: KinemaZOne | 17 ottobre 2005 a 17:46
C'era una volta al Tufello
Scritto da: KinemaZOne | 17 ottobre 2005 a 17:47
A me non si e' mai aperto nessun pop up :-))
Scritto da: roy | 17 ottobre 2005 a 21:06
E io che pensavo che pensaco che "regina dei pop up" fosse un apprezzamento pesante da parte di Renzo...mah.
Comunque, Avag, che facciamo? Ce lo dobiamo vede' 'sto Benigni?
Scritto da: KinemaZOne | 17 ottobre 2005 a 22:53
allora campo e controcampo e' prorpio solo un limite di Placido, kinema? :-DDD
su benigni avrei una mezza intenzione di iniziare un boicottaggio: il film non partecipare alle varie inizative di sconto che i cinema fanno durante la settimana, allora tanto vale che Benigni guidi lo sciopero degli artisti se poi la 01 per rientrare delle spese di un giorno di programmazion perso adotta questa politica, no?
grazie ragazzi di avermi salvato dall'incubo popup, mi dovevo ancora ripigliare dalbug dei commenti! :-)
Scritto da: ava | 18 ottobre 2005 a 12:55
con tutti questi omaggi citati mi sa che vale la pena di vederlo allora. in effetti anche la costruzione ricorda molto le ascese e cadute "cattoliche" dei personaggi di Marty :D
p.s. ava mi sa che sul tuo blog c'è un virus. ogni volta che vengo qui rischia di aprirsi...
Scritto da: Noodles | 18 ottobre 2005 a 20:43
oddio ci mancava pure il virus, adesso! :-(
Scritto da: ava | 19 ottobre 2005 a 17:46
Difetto dell’opera è l’eccessiva lunghezza: la prima parte presenta lungaggini e ripetizioni che si potevano evitare, comportamenti e mentalità non sufficientemente definiti e carenza di pathos. L’ultima ora è quasi perfetta: l’affresco dei caratteri è più adeguato, screziato ed antimanicheo; i personaggi acquistano uno spessore umano e una profonda drammaticità esistenziale senza ricorrere a psicologismi posticci e scorciatoie macchiettistiche, il coinvolgimento emotivo dello spettatore è completo.
Onore al merito all’intero cast che vede riunito quasi tutto "il meglio" del nostro cinema. Una lode particolare a Pierfrancesco Favino, Anna Mouglalis, Gianmarco Tognazzi e soprattutto a Kim Rossi Stuart (eccezionale come e più del solito).
Scritto da: filmleo | 23 ottobre 2005 a 19:43
quoto tutto filmleo, e aggiungo che la muglalis ha un profilo da ava gardner, icona perfetta della donna perduta!
Scritto da: ava | 23 ottobre 2005 a 19:50
Solo ieri sera ho visto R.C. e adesso, cercando in rete pareri altrui per confrontarmi e riflettere, ho trovato voi!
Ho una struggente nostalgia per il film che avrebbe potuto fare M.T.Giordana, ma ringrazio Ava per le sue riflessioni, su cui concordo. Aggiungo solo che, fra la tente citazioni, io ho ritrovato anche qualche flash di 'Carlito's way'...
In ogni caso, ripensando al film, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, sono contenta che sia stato realizzato, anche a vantaggio di chi oggi ha trent'anni o meno, e non può ricordare le pagine dei giornali di allora ma potrà, se crede, approfondire e cercare di ragionare sul nostro recente passato.
Scritto da: momi | 02 novembre 2005 a 11:18
grazie a te del commento, momi: un gran film davvero, nel bene e nel male.
Scritto da: ava | 02 novembre 2005 a 13:04
E tu che l'avevi già notato mesi fa dei campi/controcampi, io ci son arrivato che ora ;-)
Scritto da: Jiro | 09 marzo 2006 a 11:17
eheheheh, la classe.. ;-)
Scritto da: ava | 09 marzo 2006 a 19:12
l'ho visto solo ieri. D0'accordissimo con te, sia sugli aspetti positivi che negativi. Quei filmati d'epoca spesso sembrano stare lì solo per dire ehi guarda siamo nel tal anno. -_-"
Favino superbo!
Scritto da: Noodles | 17 dicembre 2006 a 22:36
favino genio! :-)
Scritto da: ava | 18 dicembre 2006 a 12:56