Ieri prima giornata di Ring!, festival di critica cinematografica abbinato al premio Adelio Ferrero della citta’ di Alessandria.
Imperdibile l’evento serale, Yo Yo Mundi alla battaglia di Troia, spettacolo cinematografico-teatrale che ruota attorno alla musicazione del film di Giovanni Pastrone, La caduta di Troia fatta dal gruppo acquese sulla copia appena restaurata. Data la brevita’ della pellicola, circa 33 minuti, la proiezione e’ stata integrata con letture di brani di derivazione omerica magistralmente interpretati da Franco Branciaroli e Federica Castellini.
Il film di Pastrone e Luigi Romano Borgnetto, del 1911, e’ noto agli storici del cinema per essere il primo in cui si tentano dei movimenti di macchina, inventando dei rudimentali carrelli laterali, ma visto dal vivo riserva molte altre sorprese che evidenziano il genio di Pastrone.
La prima scena mostra Omero che narra ai greci la guerra di Troia, quindi la vicenda che sta per andare sullo schermo e’ un flashback, ma quello che colpisce di piu’ nella prima inquadratura e’ la costruzione della scena: Omero e’ assiso su una sorta di palco sopraelevato sulla destra dello schermo e declama i suoi versi ad una folla di spettatori: rammentando che il film e’ del 1911 e che per molti anni a venire i classici del cinema americano presenteranno il protagonista al centro della scena, questa costruzione risulta estremamente interessante legata com’e’ alla composizione prospettica dei quadri rinascimentali.
Pastrone si ispira molto alla composizione pittorica in questo film, nel tentativo di dare profondita’ e prospettiva a scenari che fino a quel momento erano stati solamente dei fondali teatrali: il suo rifarsi alla tradizione inventa alcuni linguaggi cinematografici, come la profondita’ di campo, evidentissima nel quadro degli amori di Paride ed Elena dove i due amanti in primo piano sono spiati da un servo che si agita con la gestualita’ tipica del cinema muto, dietro ad una fontana; quasi tutti i quadri separati dalle didascalie sono praticamente dei mini piani sequenza perche’ rappresentano un’azione unica, senza stacchi, spesso allargata da carrelli laterali.
Bellissima la messa in scena del ratto di Elena operato da Paride con l’aiuto di Venere: la dea compare in sovrimpressione e dissolve con il velo del suo mantello la coppia di amanti trasportata, nell'inquadratura seguente, da Sparta ad Ilio su un carro volante trainato da amorini: una scena di gusto art deco’ che quasi anticipa il mondo delle Ziegfield Folies, dato che la scena, a sfondo nero, e’ ripresa dall’alto, con il carro che attraversa lo schermo.
L’approccio che i Yo Yo Mundi hanno avuto verso la musicazione del film e’ stato molto moderno: come si potrebbe fare per una colonna sonora di un film contemporaneo si e’ creato un tema musicale che e’ stato adattato alle situazioni sentimentali o drammatiche presenti nella pellicola.
Invidia! :o) Dev'essere stata una visione interessante. Di Pastrone ricordo di aver visto "Cabiria", meraviglioso. Ciao!
Scritto da: Emanuela | 21 ottobre 2005 a 19:45
Pregevole anche il remake di Andrea Camerini (http://www.grezzofilm.com/video/storia.mov della GrezzoFilm (www.grezzofilm.com)
Scritto da: KinemaZOne | 21 ottobre 2005 a 20:00
si kinema, molto carino! anche se.. non e' esattamente la stessa cosa! ;-)
moooooolto interessante, manu! :-)
Scritto da: ava | 23 ottobre 2005 a 19:34
Ne parlavo tempo fa... Recupero con un copia incolla.
Non amo Pastrone, ne riconosco il valore per quanto riguarda le tecniche innovative - l’invenzione della carrellata - ma per me la sua messinscena è faraonica (dannunziesca, e parlo di Cabiria, La caduta di Troia non lo conosco) un po’ tronfia, nata per stupire la borghesia italiana post-ottocentesca e pre-fascistica che preparava la prima guerra… D’altra parte, nel periodo aureo del muto, il cinema d’autore, che non poteva avere memoria storica e molto terreno vergine da esplorare, in pieno divenire, mai avrebbe potuto rinunciare alla sperimentazione e all’innovazione, delle tecniche ma anche dei contenuti. Diventa pertanto difficile, suppongo, formulare graduatorie e stabilire chi fu il primo a realizzare quella particolare tecnica, individuare e circoscrivere in maniera netta ed esatta meriti e primogeniture; la mitologia non è una materia esatta… Resto quindi personalmente dell’avviso che fu Griffith (che indubbiamente si ispirò a Pastrone), con Nascita di una Nazione, del 1915 (ma anche prima, qualcuno parla del 1908), appena un anno dopo Cabiria, molto prima dei mitici registi europei ed orientali, dei formalisti russi, ecc, ad inventare l'immagine “fotogenica”, dunque il cinema “moderno”, la settima arte, avvalendosi di tecniche nuovissime di zecca, inedite, rivoluzionarie:il carrello, il piano americano, il flashback, la mdp mobile, ecc., di uno stile asciutto e rigoroso (contenuti reazionari a parte...), di un’estetica compiuta, capace di imprimere all'espressione un afflato autenticamente poetico e metafilmico. Cose di cui si priva, a mio modesto avviso, l’opera di Pastrone che giudico retorica, artefatta, pomposa, a-poetica. Griffith ebbe modo di confermare in seguito il suo genio, soprattutto con Giglio Infranto del 1919; di Pastrone invece, dopo Cabiria, non se ne seppe più nulla. Lungi da me la pretesa di voler stabilire verità assolute, sono disposto a trattare... ;-) Hola!
Scritto da: Giuseppe | 24 ottobre 2005 a 01:10
il tuo discorso e' molto acuto, giuseppe, e meriterebbe veramente una discussione piu' che approfondita, patteggiamo dicendo che griffith e'il padre dell'immagine moderna, mi viene sempre in mente the musketeer of pig alley (http://www.desordre.biz/2005/03/the_musketeer_o.html) e forse l'immagine e l'immaginario moderno non poteva nascere che dall'altra parte dell'oceano: pastrone come dici tu e' schiavo di un gusto ridondante tipico dell'epoca ma anche e soprattutto schiavo di una tradizione artistica schiacciante (rinascimento e arte classica in primis) di cui la nascente settima arte si poteva liberare solo mettendo un'oceano di mezzo
Scritto da: ava | 24 ottobre 2005 a 12:25
Il link non si apre, comunque si, patteggio e concordo con te.., ci voleva lo sguardo "vergine", non ancora sovrastrutturato, dell'uomo d'oltreoceano per imprimere impulso creativo ad un'arte, vergine, che stava emettendo i suoi primi vagiti. Affrontai tempo fa questo argomento, e la tua opinione coincide con quella di Luis Bunuel, il quale, nel 1927, in maniera come sempre anche un po' "provocatoria", affermò:
"A me pare che l’arte cinematografica sia congeniale ai popoli nordici mentre che a noi latini, carichi di tradizione, di misticismo, di cultura, di estasi – recettori sensibili di altre forme d’arte – siamo impotenti ad assimilare quella del cinema. Ogni nostro tentativo conferma ancora di più la superiorità dei popoli nuovi su di noi.
E’ stata molto criticata la trivialità dei film americani in genere. Eppure uno qualunque di essi, anche il più modesto, racchiude sempre un particolare ingenuamente primitivo, un’attrattiva integralmente fotogenica, un ritmo assolutamente cinematografico.
Gli americani ci fanno vedere l’essenza del dramma - che è secondario – e quando scoprono qualcosa di nuovo, non ne abusano mai. Non lo esibiscono in modo esagerato perché sono portati per istinto a superare se stessi di continuo.
E’ indiscutibile che possiedono il senso del cinema in grado moto più elevato di noi."
Dubito però che il Maestro, potendo.., direbbe le stesse cose sull'odierno cinema americano.
Ciao!
Scritto da: Giuseppe | 24 ottobre 2005 a 18:45
wow..onorata di pensarla come il Maestro! ;-)
per il cinema moderno ti rimando a questo post di abteilung sperando che il link funga!
http://rotta-di-collisione.splinder.com/post/6019642
Scritto da: ava | 25 ottobre 2005 a 13:08