Quando nei sacri testi (dal Mereghetti in su) a proposito di un film si accenna all’ambiguita’ sessuale della storia io trasecolo quasi sempre perche’ difficilmente la raccolgo. Stavolta invece credo di esser l’unica ad aver notato un rapporto piu’ che amicale tra i due protagonisti, siccome dubito che alla mia veneranda eta’ io possa improvvisamente avere di codeste intuizioni, temo che sia stata la noia ad accendere la mia fantasia.
Corea: un nuovo sovrano siede sul trono grazie ad un colpo di stato a cui e’ seguita una sanguinosa epurazione. Dopo cinque anni misteriose morti vengono a punire i ministri del nuovo regno, chi sara’ il vendicativo assassino che si muove come un fantasma? Gyu-yeop, capo delle guardie reali sospetta che sia Ji-hwan, suo fedele amico ai tempi dell’accademia militare che credeva ormai morto…
Dopo gli esercizi calligrafici di Zhang Yimou (Hero e La foresta dei pugnali volanti) arriva dalla Corea del Sud questa pellicola dalla fotografia un po’ sgranata che sembra riportarci ai film di kung-fu degli anni ’70.
Come nei film del regista cinese, non mancano momenti di pura poesia, complice una natura superba e una notevole costruzione delle immagini unita alla ricchezza dei costumi, ma i duelli stilizzati in acrobatiche danze, caratteristica della scuola cinese, tornano ad essere realisticamente violenti e sanguigni e non ci vengono lesinati i risultati di questi scontri: teste mozzate e budella in evidenza; purtroppo il lato gore della wuxia non basta a dare spessore a quest’opera che dopo un inizio interessante sui toni del giallo e del mistero si perde nella rievocazione del rapporto di amicizia tra i due vecchi compagni d’arme. Lo scontro tra i due uomini che legati da una profonda amicizia vengono posti dal destino su posizioni contrastanti, avrebbe dovuto essere il tema centrale del film, ispirato alle vicende del colpo di stato realmente avvenuto in Corea nel XVIII secolo, ma se il personaggio di Ji-hwan e’ perfettamente disegnato nella lealta’ ai “vecchi tempi” che lo porta a perseguire i propri ideali fino alla morte, molto piu’ ambigua risulta la figura di Gyu-yeop, costretto da un ricatto a prestare fedelta’ al nuovo sovrano, che pero’ non tradisce al ritorno del vecchio amico; la chiave di lettura potrebbe trovarsi nella sottile ambiguita’ sessuale che permea la vicenda: c’e’ un triangolo amoroso il cui vertice risulta essere Ji-hwan, amato sia dal compagno d’armi che dalla bella figlia del generale che diventera’ la sua complice.
La tensione narrativa, inoltre, si stempera in lungaggini stilistiche, che forse possono parere eccessive solo al pubblico occidentale, di certo il finale aperto, che lascia intuire, ma non mostra l’epilogo della vicenda e’ universalmente insoddisfacente.
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