con Elmer Booth, Lillian Gish, Donald Crisp
regia di David Wark Griffith
La vicenda narrata sarebbe il solito melodramma amoroso tipico dell’epoca: giovane coppia di sposi indigente, il marito musicista lascia la citta’ in cerca di fortuna, muore la vecchia madre e la giovane moglie viene corteggiata dal boss del quartiere che per lei sfidera’ la gang rivale. Resosi conto del forte legame tra i giovani sposi il gangster si fa da parte e i due giovani gli forniscono un alibi per lo scontro a fuoco, ma alla fine la giustizia trionfa.
Il momento piu’ interessante della pellicola e’ quello dello scontro tra le due bande rivali: non si tratta di una battaglia a viso aperto, ma i gangster si cercano in un dedalo di viuzze che rende perfettamente l’idea della citta’ tentacolare, nello spettatore si crea ancora oggi tutta la tensione per il pericolo che puo’ annidarsi dietro l’angolo da cui puo’ spuntare un compare, un nemico o un poliziotto e questi figuri che strisciano rasente i muri come insetti o come un cancro che assedia la citta’ osano guardare direttamente in macchina ed avvicinarsi tanto da sembrar quasi in grado di uscire dallo schermo!
Elmer Booth, attivissimo attore del muto morto nel 1915 in un incidente d’auto alla cui guida c’era Tod Browning, inventa una perfetta maschera da vilain, chiaro referente per tutto il ganster-movie classico: la boria e la grinta del “piccolo cesare” Edward G. Robinson e la irrivente sbruffonaggine dell’”angelo con la faccia sporca” James Cagney.
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