Brad Silberling emulo di Tim Barton?
seee... gli piacerebbe!
Fratelli Baudelaire vs Harry Potter?
Ma non c’e paragone! Il maghetto vince su tutta la lunghezza!
Sono solo dispiaciuta che Jude Law abbia prestato il suo volto (in penombra!!!) a Lemony Snicket quando le sue nobili origini inglesi gli avrebbero garantito un buon ruolo nella saga potteriana.
Vabbe’... la mia analisi un poco piu’ seria sul film la trovavate su
ImpattoSonoro, ora qui sotto
I tre fratelli Baudelaire, Violet, Klaus e Sunny, ragazzi dalle qualita’ eccezionali, si ritrovano improvvisamente orfani: la loro casa e’ andata misteriosamente a fuoco e i loro genitori sono periti nell’incendio che ha distrutto tutte le loro cose. Vengono affidati a un lontano cugino, il Conte Olaf un attore bislacco e crudele che tenta di eliminarli per impossessarsi della loro eredita’..
Questo film doveva essere la risposta americana alla saga di Harry Potter, ma non riesce mai a tenere il passo con il fantastico mondo del maghetto inglese, pur essendo tratta da una collana di libri per l’infanzia di grande successo e buona fattura che descrive in 13 volumi le peripezie degli orfanelli Baudelaire.
La pellicola ha momenti interessanti e anche molto divertenti e talvolta riesce anche a spaventare lo spettatore, ma mostra dei limiti molto pesanti; il principale e’ dato dal fatto che questo primo film (ma dubito che ce ne saranno altri) nasce dalla fusione dei primi tre romanzi, (Un infausto inizio, La stanza delle serpi, La funesta finestra) ed il difetto di una sceneggiatura segmentata e poco omogenea e’ evidentissimo: Olaf pare essere mosso solo dall’interesse per il denaro dei Baudelaire e tutto il tema dell’associazione segreta che contrasta il male a cui appartengono i genitori dei tre fanciulli rimane nebulosamente sullo sfondo. Lo stile di narrazione in prima persona che caratterizza le avventure scritte da Lemony Snicket diventa solo un’appendice verbosa che appesantisce il film, in particolare il predicozzo finale moraleggiante e buonista e’ di una noia mortale.
La scenografia e’ ricca e fantasmagorica e pare ispirarsi alle atmosfere create di Tim Burton, ma in questo mondo che fonde stili gotici con macchine ed utensili anni ’50, stona notevolmente il costume di Klaus Baudelaire: se le sue sorelle indossano abiti con crinolina vagamente punkeggianti e al Conte Olaf e alla sua ghenga sono riservate mise degne del piu’ eccessivo glam-rock, il ragazzo indossa un comunissimo maglione blu abbinato a un paio di pantaloni beige ed essendo praticamente sempre in scena con il suo stile minimalista e realista impedisce al mondo fantastico che il film vorrebbe dipingere, di decollare.
Star indiscussa del film e’ Jim Carrey, qui in una prova forse un po’ troppo sopra le righe, di certo lo surclassa l’inossidabile Meryl Streep nei panni della stravagante zia Josephine.
Fastidioso per qualunque cinefilo che si rispetti, l’autocelebrazione di Jim “faccia di gomma” Carrey quando in attesa che un treno investa i ragazzi sfoglia un giornale che porta Lon Chaney sr. in copertina: c’e’ molta differenza tra il saper recitare credibilmente con protesi in silicone e le storpiature che si autoinfliggeva il celebre divo del muto!
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