Una ragazza viene rapita, per lei si mettono in moto le forze speciali della polizia, ma la fanciulla viene uccisa, anche se alcune labili prove sembrano dimostrare il contrario..
Mi pare inutile ribadire quanto il cinema di Mamet sia fedele all’impianto teatrale: anche nelle prime scene di pure azione ambientate in un campo addestramento per forze speciali la peculiarità mametiana salta all’occhio.
Siamo di fronte a una pellicola piuttosto strana: il rapimento di Laura Newton ha il potere di mettere in subbuglio i reparti speciali americani, ma chi e’ questa ragazza che crea tanto scompiglio e chi sono gli uomini chiamati a salvarla d ogni costo?
Non ci sono nomi ne’ sigle ad etichettarli e solo a metà pellicola scopriremo chi e’ veramente la ragazza, per tutta la prima parte del film si crea uno stato di tensione dovuto alla storia e alla curiosità dello spettatore (cercate di fare attenzione ai ritagli appesi alle pareti, forse riuscirete a scoprire qualche indizio!)
Quando viene inscenata la falsa uccisione della ragazza, l’agente segreto che ha in carico le indagini preferisce seguire le tracce che smentiscono la morte e da soldato fedele si trasforma in cane sciolto che, pur di salvarla, arriva a mettersi contro la potente organizzazione statale per cui ha lavorato finora: a questo punto il film perde parte del suo fascino per trasformarsi in un onesto (ed amaro) thriller.
Ma tornando a riflettere sulla prima parte del film, mi domando se il fatto di non identificare meglio l’agenzia che gestisce
l’operazione, sia semplicemente un escamotage drammaturgico, che funziona perfettamente o conceda maggiore liberta’ al regista di mostraci una forza dell’ordine che agisce in maniera non esattamente “politically correct” o non nasconda invece una lettura più profonda dove in quell’essere non identificati si celi una metafora molto attuale della manipolazione della realtà in cui viviamo da parte dei media e l’affermazione che nel momento in cui si attua una presa di coscienza si imponga sempre una scelta che spesso porta ad uscire dai binari precostituiti ed infatti il film si chiude con il protagonista, ormai transfuga, che ascolta dalla TV l’happy end costruito a tavolino per il miracoloso ritrovamento della ragazza creduta morta.
Credo che questo sia anche una delle prime pellicole in cui i cattivi di turno siano dichiaratamente arabi, non ancora terroristi, “solamente” dediti alla tratta delle bianche.
#1 21 Gennaio 2005 - 00:43
Mi incuriosisce...spero che le sale qui mi diano la possibilità di vederlo senza dover aspettare il dvd...
director77
#2 21 Gennaio 2005 - 02:15
massi'.. se non sbaglio e' uscito nelle sale venerdi' scorso
Avag
#3 23 Gennaio 2005 - 11:53
mi oppongo solo all'idea che i cattivi di turno siano arabi. i cattivi di turno sono mmericani. Will H. Macey, i commilitoni di v. Kilmer.
Lui stesso è soltanto "il braccio" coem gli ribadiscono un paio di votla, non è uno stratega, obbedisce agli ordini di quel Burch (se mi ricordo bene) che nel finale si becca le lodi per aver salvato capra e cavoli (ehm, la ragazza e le elezioni, il mondo in definitiva).
Il finale a me è piaciuto da impazzire, quasi da fantapolitico anni 60/70.
ciao. LG
#4 24 Gennaio 2005 - 03:49
intendevo dire i nemici di facciata, LG: mi e' sembrata una delle prime volte che il cinema utilizzasse esplicitamente luoghi e situazioni esistenti e non fantasmagoriche e vaghe associazioni terroristiche
Avag
#5 24 Gennaio 2005 - 13:07
ah, non avevo colto e hai ragione, soprattutto negli ultimi anni a parte qualche schifezza (i serbi del Quinto Angelo con J.Irons) e forse solo Friedkin con le sue Rules si era avvicinato a questo. Devo pero' dire che questo contenuto storico con Mamet mi sembra del tutto collaterale. Pero', diamine, hai ragione, non ci sono i foll bombaroli tipo True Lies...e questo è un elemento di gran sollievo.
LG
#6 24 Gennaio 2005 - 13:42
si era una connotazione puramente marginale che mi era saltata all'occhio :-)
Avag
Scritto da: | 23 luglio 2005 a 22:53