Finalmente un poliziesco crudo, dove gli agenti non temono di
inzozzarsi con la melma dei bassifondi invece di analizzare tutto
attraverso asettici guanti di lattice; una sequela di facce inquietanti
che non farebbe piacere incontrare di sera per strada.. e a questo
punto la domanda sorge inevitabilmente spontanea: perche’ nel Bel
Paese, che pure vantava una tradizione non indifferente, il genere e’
diventato esclusiva della fiction tv, confinato in storielle insipide
che trasudano buoni sentimenti, solitamente ambientate in amene
localita’ turistiche e perennemente interpretate da attori bellocci e
signorine tutte curve?
...vabbe’ torniamo a parlare del film, che e’ meglio...
Parigi, una banda di criminali mette a segno impunemente diversi colpi a furgoni di trasporto valori; le due sezioni della polizia francese, investigativa ed anticrimine, di solito rivali, dovrebbero collaborare, ma in palio c’e’ la poltrona di direttore della gendarmeria che spettera’ al caposezione che per primo risolvera’ il caso: quali scorrettezze saranno disposti a compiere i due contendenti, amici in un passato ormai lontano, per ottenere questa carica?
Un film che risuscita un genere, il polar (il poliziesco francese) che stava languendo, riportandolo a livelli altissimi con un plot avvincente e complesso in cui si intrecciano storie di criminalita’, denuncia politica e sentimento. Non poteva essere altrimenti visto che Olivier Marchal, il regista, e’ un ex poliziotto che per quest’opera si e’ ispirato alla vita di Christian Caron (a cui il film e’ dedicato) suo superiore morto poco tempo prima di andare in pensione per un intervento non concordato di un altro dipartimento di polizia; ed uno dei momenti piu’ intensi del film e’ proprio la scena del funerale del poliziotto ucciso con gli uomini della sua sezione che voltano le spalle al feretro per contestare la presenza di colui che con la sua azione ha causato la morte del loro collega.
Ottima la prova del cast, anche Daniel Auteil e’ piuttosto credibile in un ruolo tutto azione che non parrebbe nelle sue corde, ma di certo Gerard Depardieu e’ in uno stato di grazia come non lo si vedeva da tempo: raggelato in questa maschera di sbirro disposto a tutto, recita soprattutto con gli occhi che, in alcune scene riescono veramente a bucare lo schermo.
Le contaminazioni con la scuola di Hong Kong sono evidenti: scene molto crude ed azioni rapide, pero’ il finale rispecchia una morale tipicamente occidentale: mentre in un poliziesco asiatico il protagonista avrebbe perso la vita per portare a termine la vendetta riacquistando cosi’ l’onore, qui l’uomo si ricorda di esser padre e decide di ricostruirsi un futuro con la figlia, tanto il destino riesce beffardamente a compiere il suo corso.
Un punto che andrebbe approfondito e’ quello della partecipazione di grandi aziende nella produzione filmica: nella pellicola e’ evidente una massiccia presenza della BMW che sicuramente avra’ offerto gratuitamente le automobili in cambio della visualizzazione del marchio, purtroppo nel film c’e’ un salto temporale di sette anni, quelli che il protagonista sconta in prigione prima di tornare a regolare i conti, e dato che la parte ambientata ai giorni nostri rappresenta una percentuale molto piccola della vicenda, la nuova BMW 530 e’ protagonista assoluta anche nella storia ambientata nel passato: questo non crea soltanto un “blooper” ma causa piuttosto un senso di straniamento cronologico, dato che la vettura e’ riconoscibilissima e il solo cambio del parco macchine avrebbe permesso di comprendere il salto temporale senza l’aggiunta di didascalie: questo e’ il prezzo che purtroppo il cinema europeo deve pagare per trovare i fondi per grosse produzioni.
#1 28 Gennaio 2005 - 19:26
perchè, come gia' ti dissi, secondo me si vuol dare l'impressione che i problemi di ordine pubblico siano stati risolti...da qui una congerie di telefilm dove ci sono carabinieri attenti ai casi umani e alle sfumature psicologiche e che per giunta azzeccano tutti i congiuntivi.....insomma uguali uguali a quelli della Diaz...
spider
#2 28 Gennaio 2005 - 21:12
azzeccano i congiuntivi?!? quanto tempo e' che non vedi una fiction, spideruzzo?
L'uso del congiuntivo e' stato bandito dal prodotto di massa televisivo da 'mo..
per il resto hai ragione, in piu' l'uso della gnocca probabilmente serve come incentivo per la campagna arruolamento, manca solo la forestale all'appello ormai e tutte le forse dell'ordine avranno avuto il loro spot televisivo..
Avag
#3 29 Gennaio 2005 - 09:54
...anche se la Arcuri sarebbe troppo scema anche per i CC...
è vero....ogni volta che in tv usano un congiuntivo ci sarebbe da piangere per la commozione :(
spider
#4 29 Gennaio 2005 - 20:51
il colonialismo americano non finisce mai e le nostre fiction (provincialismo a parte)si ispirano alle statunitensi. per quanto riguarda "36" a me non è piaciuto perché troppo poco francese. ciao, leo
filmleo
#5 30 Gennaio 2005 - 02:21
Ma a me da fastidio che sia "Francese"... vale il discorso sull'equilibrio tra propositività di nuove cose e assecondamento di mode e modelli... ultimamente la tv e il cinema italico propende troppo per la seconda... ci sveglieremo?
Nighty
#6 30 Gennaio 2005 - 09:43
...ma come ha insegnato il buon Tarantino (e wender prima di lui) il genere è solo un pretesto...(o cosi' dovrebbe essere)
Spider
#7 30 Gennaio 2005 - 14:49
piu'che somiglianze con cinema americano io ho trovato similitudini con il poliziesco made in Hong Kong, per la precisione l'assalto al furgone portavalori mi ha riportato alla mente Breaking News di To e il segreto della rinascita del polar credo stia proprio nella contaminazione alla Tarantino (dq quando e' diventano "il buon", spider? :-P): la Francia e' aperta alle diverse cinematografie, noi solo alle americanate e quindi il massimo che ci riesce e' rifare CSI all'acqua di rose :-(
Avag
#8 31 Gennaio 2005 - 20:30
eddai su'...non polemizziamo ;)
spider
Scritto da: | 23 luglio 2005 a 17:05