Anno: 1988
Regia: Stanley Kwan
Soggetto: Lillian Lee
Sceneggiatura: Lillian Lee, Yau Dai On-ping
Cast: Anita Mui, Leslie Cheung, Alex Man, Emily Chu
“Rouge” come rossetto “Rouge” come il rosso dell’amore “Rouge” come
il colore del sangue. Ma i colori di questo film sono molti di più ci
sono il giallo di una storia d’amore che procede come un’indagine negli
interstizi imperscrutabili del cuore. C’è il rosa della più semplice
delle storie d’amore dannato (lei ama lui ma le differenze sociali
rendono l’amore una faticosissima scalata). C’è il colore dell’horror,
colore dato dall’indefinito miscuglio di nero, viola e bianco esiziale,
perché “Rouge” è anche una storia di fantasmi.
Se vi siete sempre chiesti cosa ci fosse nel cinema di Hong Kong
per far cadere in brodo di giuggiole tanti esimi critici allora
recuperate a qualsiasi costo questo film (lo trovate a una decina di
euro sui più grandi siti di vendita di dvd asiatici).
A ripensarlo oggi il cinema di Hong Kong, pur non avendo la pretesa
di esserlo, è il cinema che meglio ha rispecchiato il mondo degli anni
’90. Un mondo in cui si parlava di meltin’ pot, di società multietnica
idee e speranze di commistioni tra culture e forme d’arte diverse. Hong
Kong sotto questo punto di vista con i suoi film è riuscita a far
viaggiare nei suoi film i generi più disparati. Con l’esclusione di
Wong Kar-wai forse l’unico regista considerabile a ragione un autore,
tutti gli altri registi di Hong Kong hanno vagato tra i generi e
persino nello stesso film riuscivano ad unire commedia e horror, o
action e melò (John Woo su tutti) o come in questo caso dove c’è una
vera e propria macedonia di generi anche se di fondo il melò la fa da
padrona.
Oggi quel mondo è morto e così parrebbe anche il cinema di Hong Kong.
Ma se ci possono essere speranze per il futuro, quanto meno per la
cinematografia made in HK, il pubblico di tutto il mondo non potrà più
avere le emozioni trasmesse da quelle due autentiche star che erano
Leslie Cheung e Anita Mui. Il primo ha avuto un po’ di visibilità da
noi grazie a “Storia di fantasmi cinesi” e soprattutto alla pellicola
di Wong Kar-wai “Happy together” e al miglior film di Chen Kaige “Addio
mia concubina”. Di Anita Mui non si è visto nulla e vi assicuriamo che
i vostri occhi sono stati privati di una regina della recitazione.
Titolo che viene confermato in pieno con questa pellicola.
Per andare più nel fondo della trama vi basti sapere che negli anni
’30 l’unico erede di una famiglia benestante di Hong Kong s’innamora di
Fleur prostituta in uno dei più grandi bordelli della città. Il loro
amore è contrastato dalla famiglia di lui che lo ha già promesso in
sposo a una cugina.
Prima ancora di sapere come andrà a finire tra i due amanti
Stanley Kwan, uno dei registi di punta dell’Hong Kong anni ’80 - ’90,
ci porta ai giorni nostri, con una coppia molto meno dedita alle
passioni romantiche e più alle cose materiali.
Tutto si stravolge e quando già si pensa a uno stucchevole
parallelismo tra un amore di ieri e uno di oggi ecco apparire Fleur
emaciata in volto ma tale e quale a come l’avevamo lasciata cinquanta
anni prima, con gli stessi vestiti che cerca di mettere un annuncio sul
giornale per il suo amato di allora chiedendogli di farsi trovare allo
stesso posto. Incontrerà il lui della coppia moderna che lavora per un
giornale (come la sua “compagna”). Il film a questo punto prenderà una
venatura horror quando inizierà a venire a galla la reale natura della
Fleur che vediamo nel presente… Fleur è un fantasma!
Andare avanti vorrebbe dire togliere il gusto della visione a
quanti vorranno seguire questo consiglio da appassionato ancor prima
che critico.
Per chi vuole venir sorpreso dai potenti mezzi del cinema (che non
sono quelli degli effetti speciali) questo film è straconsigliato.
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#1 08 Ottobre 2004 - 20:36
Mi inchino di fronte alla bontà di Ava che pubblica ogni mio delirio recensivo (esisterà recensivo nel dizionario?).
Chissà se qualcuno si lancerà nell'acquisto di quest'opera meravigliosa... fatemelo sapere!!!!
#2 09 Ottobre 2004 - 07:59
Mi ci potrei lanciare solo perché non hai voluto stupirci con "effetti speciali".
passim
#3 09 Ottobre 2004 - 08:22
...ti ringrazio anzi Vi ringrazio....questa cosa del cinema di Honk Kong, mi incuriosisce. Devo colmare questa lacuna...
spider
#4 09 Ottobre 2004 - 13:17
io lo comprerei certamente, ma ci sono degli extra in italiano sul mercato di dvd asiatici?
;-)
Avag
#5 09 Ottobre 2004 - 19:57
Ava d'italiano neanche l'ombra :( ma tanto inglese :)
Comunque nella nuova edizione appena messa in commercio ci sono anche due cartoline di Leslie Cheung e Anita Mui che per un'edizione di Hong Kong è strabiliante visto che usualmente i loro dvd sono i più spartani (ma anche i più economici) del pianeta.
Magari ti preparo un articolo guida sull'acquisto dei dvd orientali via internet...
#6 10 Ottobre 2004 - 01:34
ecco! questo sarebbe un postino interessante da fare: guidaci nei meandri del mercato asiatico, D-aniki! :-)
Avag
#7 10 Ottobre 2004 - 17:20
...un postino...:D!!!!
spider
#8 11 Ottobre 2004 - 01:14
come quella volta che una mia amica disse: un viola chiaro.. come dire.. un violino!
Avag
#9 11 Ottobre 2004 - 13:27
...:D!!!!!...ahahaha...
spider
Scritto da: | 27 luglio 2005 a 22:45