
Chissa’ se col soffio che ha spento la fiamma olimpica se n’e’ andato anche ”lo spirito olimpico che vive in tutti noi”?
Perche’ io ci ho riflettuto. Per giorni. E non puo’ esser colpa che di
questo malefico afflato se ho rischiato di sfracellarmi sopra un
motorino. Prestare attenzione alla preposizione, please: non con un
motorino, ne’ contro un motorino, ma SOPRA un motorino. Andiamo avanti.
Io credo che funzioni cosi’: il demone olimpico si aggira subdolamente
tra noi e ogni quadriennio si impossessa delle anime che in
quell’occasione si rivelano piu’ malleabili. Nel mio caso la
sensibilita’ all’influsso greco e’ lampante visti gli studi classici e
il mai pagato fio all’altrettanto classica vacanza post-maturita’
nell’Ellade.
Fatto sta che l’altro giorno mi sono ritrovata chiusa fuori casa senza
chiavi ne’ cellulare (embe’? capita, no..) e invece di recarmi di corsa
a recuperare il mazzo di riserva da chi di dovere, mi e’ passato per la
testa di scavalcare gli oltre due metri del muro di cinta scalando lo
scooter. Piccolo particolare che il viscido spirito olimpico mi ha
fatto dimenticare e’ che io soffro drammaticamente di vertigini: salire
3/4 gradini di una scala per cambiare una lampadina e’ per me
un’impresa eroica e neppure in sogno mi azzardo a librarmi in volo, ma
dopo esser stata circuita e aver distintamente sentito un sussurro
all’orecchio che sosteneva
Nothing is impossible
eccomi pronta con il piano geniale: un piede sul predellino, salire
agilmente sulla sella ergersi con classe sul cruscotto e da li’, con
scatto felino ed abile mossa, sedersi sul muro per lasciarsi dolcemente
scivolare all’interno del cortile. Non mi era neppure sfuggito il
dettaglio che il Liberty 50 non ha il doppio cavalletto e poggia solo
da un lato. Cosi’, dopo aver cercato la posizione ideale perche’ il
mezzo, nella peggiore ipotesi, franasse contro il muro e dopo aver
gettato occhiate guardinghe alle spalle ( non so perche’ ho ancora il
vezzo di illudermi di possedere un minimo di reputazione presso il
vicinato) ho iniziato la scalata.
La titanica impresa si e’ fermata molto presto: precisamente quando il
mio piede ha lasciato il predellino e mi sono issata in ginocchio sulla
sella: la lieve vibrazione del mezzo e’ stata registrata dal mio
sismografo interno come una scossa di 10° grado sulla scala Mercalli,
lo sguardo vitreo fissato sul manubrio ha smesso di mettere a fuoco i
numeretti del tachimetro e il sudore che iniziava a grondarmi sugli
occhi mi ha riportato alla realta’: che ci facevo io li’? a quasi mezzo
metro da terra, in equilibrio precario???
Un balzo , questo si’ olimpionico, mi ha allontanato dall’incresciosa
situazione, facendomi ricordare che la grazia e l’agilita’ dimostrata
da atleti e ginnasti si conquista con anni di fatica da cui mi son
sempre ben tenuta alla larga.
Da allora ho sorvegliato costantemente le mie pericolose inclinazioni, ma ora che succedera’?
L‘olimpiade e’ in realta' il lasso di tempo che va da una
manifestazione all’altra: credete che lo spirito olimpico ne sia
informato?
Speriamo che piu’ della tradizione ellenica possa la saggezza popolare: passata la festa gabbato lu santo!
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