Le tre notti di FuoriOrario dedicate alla RKO e in particolare al produttore Val Lewton, di cui il 7 maggio scorso ricorreva il centenario della nascita, si sono aperte con tre film inediti.
Considerando che la reinvenzione dell’horror fantastico a basso costo da parte di Lewton avvenne durante gli anni del secondo conflitto mondiale e che tutte le sue produzioni contengono una forma latente di propaganda bellica, i film in prima visione sono quelli piu’ intrisi di spirito propagandistico.
The Ghost Ship del 1943 e’ un interessante thriller psicologico ambientato su una nave.
Il giovane Tom Merrian appena uscito dall’accademia viene assunto come terzo ufficiale sull’Altair, la nave da trasporto agli ordini del capitano Stone. All’inizio il giovane e’ affascinato dalle teorie sull’autorita’ esposte dal comandante, ma ben presto si accorge che questa filosofia e’ venata di follia. L’ufficiale scopre che il superiore ha ucciso un marinaio che ha osato lamentarsi e lo denuncia all’autorita’ mercantile, ma non viene creduto. Licenziato viene nuovamente imbarcato sull’Altair perche’ ferito durante una rissa: quello che lo attende e’ un viaggio di ritorno braccato dal comandante ormai deciso ad eliminarlo.
E’ facile scorgere la parabola sul totalitarismo che si nasconde dietro questa pellicola, ma pur non essendo un capolavoro contiene alcune scene da antologia tipiche del cinema di Lewton.
Spettacolare l’uso del grande gancio: dopo averlo fatto riverniciare il capitano non vuole che sia bloccato perché altrimenti si rovinerebbe il lavoro e cosi nella notte, col mare agitato diventa un tentacolo, un serpente di mare che distrugge l’imbarcazione e che gli uomini tentano disperatamente di bloccare. Ancora piu’ eccelsa la scena della morte del marinaio nel pozzo che ne deve contenere la catena: l’uomo sta nel vano controllando la disposizione dell’arrotolamento della catena, quando dovrebbe uscire si accorge che e’ stato chiuso dentro, urla ai compagni di fermarsi ma la sua voce e’ sovrastata dal frastuono e muore tra le spire di quello che pare un grande pitone metallico: affidare il massimo momento di pathos al sonoro piu’ che alla scena della morte e’ uno dei diktat di Val Lewton.
Altro marchio di fabbrica lewtoniano e’ la presenza di un personaggio inquietante: qui il marinaio muto, dal viso butterato, quasi un personaggio di Browning, che si rivela risolutivo per la vicenda.
Si tratta insomma di un buon film che non so come mai ha meritato il pollice verso da FilmTv, probabilmente si e’ trattato di uno scambio con il giudizio del film di sabato notte Youth run wild che descrive la situazione dei giovani ragazzi americani in tempo di guerra: abbandonati dai genitori che sono al fronte o al lavoro nelle fabbriche di materiale bellico, finiscono spesso nelle maglie della delinquenza.
Il film e’ un’operina agiografica di una giovane americana di cui non ricordo il nome che creando circoli ricreativi per i ragazzi fece crollare il tasso di criminalita’ nella sua citta’: ascoltata questa storia (sicuramente vera) la protagonista si incammina verso il futuro con gli occhi scintillanti che neanche Jennifer Jones in Bernadette..
Mademoiselle Fifi del 1944 e’ un film a favore della resistenza francese.
Tratto da due novelle di Maupassant e’ ambientato nel 1870 durante la guerra
franco prussiana, e ha per protagonista l’icona femminile di Lewton, Simone
Simon: da notare come nella locandina sia ammaliatrice e pericolosa come la
Irina di CatPeople, mentre nel film e’ una giovane e pudica lavandaia
animata da un forte spirito patriottico che viaggia in diligenza attraverso la
Francia assieme ad alcuni nobili che stanno abbandonando il paese per riparare
in Inghilterra. La carrozza viene fermata dai prussiani e non potra’ ripartire
finche’ la piccola lavandaia si ostinera’ a non voler mangiare con il tenente
della guarnigione, soprannominato Mademoiselle Fifi’: all’inizio i suoi compagni
sostengono il suo empito patriottico, ma ben presto la invitano a cedere per dar
loro modo di tornare ad occuparsi degli affari che li attendono. La ragazza
soccombe alle pressioni dei compagni di viaggio, ma il mattino dopo in carrozza
sara’ circondata dal loro disprezzo. Avra’ modo di vendicarsi del perfido
prussiano a Claresville, sua citta’ natale dove la campana tace dal giorno
dell’occupazione.
Non un horror, ma un film storico che punta su uno studio
psicologico ineffabile soprattutto quando i personaggi sono costretti a
convivere nello spazio angusto della carrozza: l’indifferenza per la povera
ragazza da parte dei nobile e’ superata durante la prima parte del viaggio dal
fatto che ella e’ l’unica ad aver pensato a portarsi del cibo che divide con i
nobiloni, resi piu’ accomodanti dalla fame. Il disprezzo in cui cade per essersi
concessa (almeno nel loro pensiero) al prussiano e’ stigmatizzato ancora una
volta da un momento di convivialita’: questa volta la ragazza e’ l’unica a non
aver cibo per il viaggio e i suoi compagni gustano le loro vivande ignorandola
volutamente.
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