Sabato prossimo Fuori Orario proporra’ una nottata
dedicata alla Metafora della visione, che si comprende diversi corti di
Stan Brakhage e si concludera’ con The Elephant Man: quale occasione migliore per tirare fuori dal cassetto la recensione del film e questo pezzo sui mostri nel cinema che scrissi due anni fa per una rivista underground di cinema e musica, che ovviamente non arrivo’ mai alla pubblicazione e propinarli agli avventori di questo blog?
Nel decennio successivo la Warner Bros dà vita a saghe di mostri che sono entrate di diritto nel mondo degli archetipi, quali i celeberrimi Dracula, Frankenstein e King Kong, mentre a parte si sviluppano la mostruosa "normalità" rappresentata da Tod Browning con il suo capolavoro Freaks e la scuola espressionista tedesca che offre opere mirabili come il Nosferatu di Murnau e Il dottor Mabuse e M, il Mostro di Dussendorf di Fritz Lang. In particolare, M non è
un horror in senso stretto, in quanto per la prima volta la mostruosità del
personaggio non viene identificata con la sua deformità o manifesta diversità,
ma bensì con la sua labilità mentale.
La bellezza è nell’occhio di chi
guarda?
I cultori di fantascienza, ma non solo loro, avranno ben presente un racconto breve di Fredric Brown, La sentinella, famoso per il colpo di scena finale che stravolge completamente i criteri di identificazione dei concetti di "normalità" e di "diversità": la percezione del nemico, dell’alieno o del reietto sta tutta nella soggettività dello sguardo: se non ci riconosciamo visivamente in ciò che ci sta di fronte istintivamente scatta il rifiuto..
Quindi, chi meglio della settima arte poteva rappresentare
questo mondo parallello e i meccanismi che lo regolano?
Fin dai suoi esordi,
il cinema da vita al genere orrorifico proprio per soddisfare il gusto
voyeristico degli spettatori, cioè la stessa gente che frequenta i vaudeville o
le fiere di paese alla ricerca di emozioni forti nella visione di un povero
derelitto sfigurato da malattie o incidenti.
Star indiscussa del genere negli
anni '20 è Lon Chaney senior, noto come l’uomo dai mille volti per la capacità di storpiarsi il viso e il corpo in maschere grottesche, andando oltre il trucco scenico e procurandosi addirittura lesioni e dolori fisici.
Per tutti gli anni '50, il genere
"mostruoso" continua a riscuotere grande successo al cinema, portando in auge la Hammer, mitica casa di produzione inglese, che riprende tutti i personaggi horror degli anni '30, dalla Mummia al Fantasma dell’Opera.
Qualcosa, però, è cambiato. Qualcosa che già i più grandi registi della stagione
d’oro dell’horror americano avevano anticipato: Whale e Browning, infatti,
avevano umanizzato i loro mostri, facendoci partecipare ai loro tormenti, alla
loro percezione della propria diversità. In tal senso, un emblema di questo
processo di umanizzazione è il b-movie americano Il mostro della laguna nera del 1954, dove l’esotica figura protagonista, mezzo tritone e mezzo umano, ha una connotozione estremamente simpatica.
Bisogna aspettare, però, fino
al 1980 per assistere al riscatto del mostro ”fisico” con The elephant
man di David Lynch. Pochi anni dopo, nel 1985, con una storia molto simile,
Peter Bogdanovich tratteggia un mostro molto umano, capace addirittura di far
capire i colori a una ragazza cieca nel commovente Dietro la
maschera.
Sul finire degli anni ottanta sale alla ribalta mondiale Tim
Burton, un autore che ha imperniato sul tema del "diverso" la sua teoretica
filmica. Il regista di Edward mani di forbice e di Nightmare before
Christmas è un cultore assoluto dei film anni cinquanta e racconta in
prevalenza il mondo adolescenziale con la sua solitudine e difficoltà ad
inserirsi nella società, attraverso immagini e moduli visivi che rimandano a
quel periodo, avvalendosi anche delle interpretazioni di attori dell'epoca, come
il grande Vincent Price.
Negli ultimi anni anche il mostro subisce una
rivisitazione politically correct: mentre i vampiri e i promotei moderni sono
oggetto di una visione puramente filologica (ma siamo sicuri che non abbiano più
nulla da dirci?) come nel Dracula di Bram Stocker di Francis Ford Coppola
o nel Frankenstein di Mary Shelley di Kenneth Branagh, l’interesse si
sposta su personaggi scomodi non per il loro aspetto, ma per la loro realtà che
può metterci profondamente a disagio. Un chiaro esempio di questo fenomeno è il
film, vincitore anche del Sundance Film Festival, Edwig la diva con qualcosa
in più, dove il tema della transessualità è visto in chiave musical, pur non
perdendo nulla della sua forza di denuncia. Forse il cinema ci aiuterà ancora
una volta a liberaci da pregiudizi e convenzioni, lasciando veramente al nostro
occhio la libertà di vedere la bellezza dove gli è più congeniale
coglierla.
credevo che l'aggettivo fosse curiale e quindi curialesco l'aggettivazione di un aggettivo: forse non hanno fatto male a rimandarmi tutto sommato.. :-/
scritto da ava alle ore 21:59:24
degli avvocati, dei cancellieri...
perciò: avvocatesco, cancelleresco. Cavilloso (!)
Secondo Dante: il volgare italiano più nobile, il solo adatto alla poesia più alta.
Il mio prof. intendeva anche: compiaciuto.
scritto da allure alle ore 18:34:38
grazie veraj, mi sa che tra "strani", come dice allure, ci si intende :-)))
allure cosa si intende per stile curialesco? mah!
cmq qualche anno dopo presi la sufficenza in una versione di greco completamente sbagliata, perche' a questa professoressa piaceva molto il mio stile 0_____0
scritto da ava alle ore 13:15:59
Parti da Lon Chaney e, passando da Vincent Price, arrivi fino ad Hedwig and the Angry Inch...
Il freak, lo spostato, il reietto, il mostro in tutte le sue mutevoli forme, ciò che non corrisponde ai canoni stilistici imposti dal nostro cervello e dalla nostra cultura ha sempre fatto paura e ribrezzo, generando odio ed intolleranza o semplicemente terrore. Amo il "cinema dei mostri"!
Ti adoro! ;-)
scritto da VeraJ alle ore 12:55:16
Sai una cosa ava? Sono arrivata alla conclusione che gli insegnanti d'italiano sono ben "strani"; oddio non è che la stranezza mi sconvolga più di tanto (nella categoria degli strani vengo catalogata da che son nata) ma c'è stranezza e, "stranezza". Insomma se ti esprimi in buon italiano, se non fai orrori d'ortografia, se non confondi avverbi e congiuntivi la loro presenza a che serve? sono frustrati nelle loro ambizioni. Il mio insegnante d'italiano m'accusò, scrivendolo a grosse lettere su un compito di esprimermi in modo troppo "curialesco"...
E si permise pure di darmi un brutto voto!! Ma vi rendete conto che elemento era costui?
Beh non finì così ma diventa troppo lungo da raccontare in un commento.
scritto da allure alle ore 11:40:30
una sola mente non so. però sembrano tutte uguali davvero, non trovi. magari c'è uno stile codificato, il detersivese, e io non ne so nulla...
scritto da carmilla alle ore 00:46:57
e dici che e' tutto frutto di una sola mente?
piacerebbe conoscerla anche a me, a sto punto..
scritto da ava alle ore 00:43:36
tutto. anche i codici colore di stampa delle confezioni.
scritto da carmilla alle ore 00:41:39
ma le istruzioni per l'uso o solo gli ingredienti in simil latino?
scritto da ava alle ore 00:39:52
continuo a chiedermi chi sono le persone che le scrivono.
scritto da carmilla alle ore 00:35:11
una lettura affascinante, le etichette dei detersivi..
scritto da ava alle ore 00:34:06
no, di andare a scuola.
adesso leggo regolarmente leetichette dei detersivi e le avvertenze sui prodotti commestibili.
scritto da carmilla alle ore 00:30:04
di leggere?
scritto da ava alle ore 00:28:28
io leggevo altro, ma poi ho smesso.
scritto da carmilla alle ore 00:26:41
infatti.. sono stati gli anni piu' istruttivi: leggevo regolarmente tutto quello che i prof ci facevano saltare
scritto da ava alle ore 00:19:43
senza speranza?
direi un buon segno, non trovi?
scritto da carmilla alle ore 00:18:39
di nessuno: al liceo ero considerata un elemento senza speranza, ah no,c'era solo quella di greco che mi aveva in simpatia, ma era pazza
scritto da ava alle ore 00:14:53
quella di ginnastica, di religione...?
scritto da carmilla alle ore 00:10:42
si ma non godevo neppure della stima di quella di matematica :-(
scritto da ava alle ore 23:57:22
le professoresse di italiano sono una razza a parte.
ho sempre goduto della loro stima e non conosco il congiutivo. per tacere del resto.
scritto da carmilla alle ore 22:50:15
carmilla sappi che in4° ginnasio mi hanno rimandato in italiano perche', secondo la professoressa avevo uno stile troppo giornalistico..
scritto da ava alle ore 21:45:24
davvero ava, a parte le cose di cui scrivi che sono comunque interessanti, è come scrivi che fa sì che ti si consideri mica solo per il cosciotto... ;p
scritto da carmilla alle ore 20:05:47
Se ho ben capito, l'ultimo lavoro di Tim Burton dovrebbe essere un coacervo di "mostri". Come al solito non si smentisce.
Ottima recensione, comunque, letta molto volentieri.
scritto da Cicciput alle ore 17:35:26
grazie ragazze, troppo gentili :-)
scritto da ava alle ore 16:29:48
eccola qua una alla quale "propinare" le tue recensioni,ava, che leggo con voracità. Sono sostanzialmente d'accordo con quanto dicevi nel tuo pezzo, a torto mai pubblicato.
Alcuni dei film che tu citi sono dei "cult" e dei capolavori come, ad esempio, "Il mostro di Dusseldorf" che ho visto in videocassetta l'anno scorso e che ho "recensito" come può farlo una persona poco esperta come me.
Ritorno a trovarti con più calma.
scritto da allure alle ore 15:54:06
:)
scritto da carmilla alle ore 14:52:49
Scritto da: | 04 agosto 2005 a 03:06