Raramente un film riesce a raggiungere vette di pura commozione miscelate con le
piu’ crasse risate come succede all’opera di Denis Arcand, seguito ideale di
Il declino dell’impero Americano del 1986.
Un intellettuale di
sinistra, cinquantenne colto e crapulone e’ ormai alla stadio terminale della
sua malattia e non e’ difficile ravvisare in questo personaggio la
rappresentazione di certi aspetti nostra decadente cultura occidentale. Il
figlio rampante riuscira’ a suon di mazzette a regalargli una fine serena, quasi
invidiabile, circondato dai suoi piu’ cari amici, mentre lo scricchiolante
impero americano inizia a sentire i barbari premere alle sue porte.
Ma come
si evince anche dalla locandina i veri barbari che non si possono tenere a bada
sono i sentimenti: la comodita’ comprata per il padre inizialmente e’ un modo
per metter a tacere la coscienza, ma ben presto il dialogo portera’ non solo a
un riavvicinamento famigliare, ma anche la giovane amica di famiglia drogata,
assunta per realizzare una terapia del dolore a base di eroina trovera’ la forza
per uscire dal suo personale incubo.
E’ un film insolitamente speranzoso,
dati i tempi, punteggiato dalla meravigliosa natura dell’autunno canadese e da
una carellata di libri moderni, degni di costituire una nuova rocca del
sapere.
Emozionante.
...in realtà lo siamo spesso...MA NON POSSIAMO DELUDERE IL NOSTRO PUBBLICO....
scritto da SPIDERFROMMARS alle ore 11:58:56
l'hai vsito? sono contenta che OGNI TANTO siamo d'accordo su qualcosa ;-)
scritto da ava alle ore 18:09:52
..bello, pulito, equilibrato non melenso e quindi molto commovente...grazie Ava
scritto da spiderfrommars alle ore 19:50:57
Massì, mettiamola così. Ci ritroviamo all'avanguardia (per non aver coperto abbastanza la retroguardia...)
scritto da giorgio alle ore 16:36:10
citavano 11 secoli di stupidita' imperante, giorgio.. mettiamola cosi': ci stiamo portando avanti?
scritto da ava alle ore 20:40:18
Comunque, anche in questo (splendido) film noi italiani riusciamo a fare la nostra porca figura, facendoci prendere per i fondelli riguardo a Berlusconi... Da dispensatori universali di arte e cultura siamo ormai diventati fornitori mondiali di barzellette.
scritto da giorgio alle ore 10:31:51
lo sa che le favelas son diventate di tendenza ed ora ci vivono anche gli artisti e la middle class?
tra un po' neppure il prezzo sara' cosi' diverso..
scritto da ava alle ore 13:20:43
ahimé professori vil razza dannata!
comunque l'unica differenza fra una favela ed un monolocale ad Alphabet City è il prezzo...
scritto da JPS alle ore 10:14:47
sas che il protagonista del film molto probabilmente avrebbe risposto cosi'?
Mi sa che i professori sono simili a tutte le latitudini.. ;-)
scritto da ava alle ore 01:25:54
preferisco la favela...
scritto da JPS alle ore 16:31:31
si si sono tutti amerindi, caro capitano, ma se per lei una favela e l'isola di Manhattan pari son.. ;-)
scritto da ava alle ore 13:59:44
si però anche la presentazione dell'ospedale canadese da mutuati sgarrupato al confronto di quello efficiente a pagamento... si offre una bella idea dell'assistenza a pro di una visione capitalistica del mondo... comunque credo che anche il Canada sia nel Nuovo Mondo, ovvero in America come pure il Brasile, il Messico e il Perù... o no?
scritto da JPS alle ore 09:24:10
ALLORA ANDROCCI...grazie
scritto da spider alle ore 15:12:34
non sono americani, sono canadesi francofoni. sicuramente e' un film grottesco..
scritto da ava alle ore 14:04:41
alla mi' amica un è piaciuto per nulla; mi ha detto che i personaggi erano costruiti su stereotipi e che la realtà è a dir poco falsata: professori come il protagonista si trovano nel Mondo Nuovo ormai solo nei luna park al posto degli orsi impagliati... ed avendo frequentato le università amerindie confermo...
scritto da JPS alle ore 09:47:12
Scritto da: | 01 agosto 2005 a 23:54