Di Tavarelli avevo visto Un amore, il film diventato un
piccolo cult per esser stato girato in 14 piani sequenza. Al di là del virtuosismo tecnico, in quel fim c’era uno scavo dei personaggi quasi bergmaniano, forse il fatto che in scena c’erano quasi sempre solo loro due, chissa’...
Forse è sbagliato farsi l’idea del lavoro di un regista attraverso un solo film, in ogni caso la sua nuova opera, Liberi, e’ alquanto deludente.
Forse un film e’ come una maionese e impazzisce nonostante gli elementi ci siano tutti, ma resta il fatto che usciti dal cinema l’unico commento che riece a strapparti e’ un “caruccio”, perché è difficile capire cosa ci sia che non funziona, forse una certa previdibilità.
Racconta la classica estate di formazione di un ragazzo che vuole scappare di un paesino alle pendici del Gran Sasso, dove il padre ha perso il lavoro ed è caduto in depressione, in seguito anche all’abbandono della madre. In attesa di sapere se accettato all’università, Vince va a lavorar come aiuto cuoco in un ristorante di Pescara dove conosce la cameriera che soffre di crisi di panico, l’aiuta a guarire, aiuta i genitori se non a riconciliarsi, almeno a capirsi e ovviamente vincera’ anche l’ingresso all’universita’.
Troppo buonismo forse?
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