Ha avuto il sapore dell’evento la mostra sull’art deco (la prima cosi’ detttagliata) che si e’ chiusa a al Victoria&Albert Museum il 20 luglio scorso.
L’intento della rassegna e’ stato quello di dimostrare come questo periodo artistico rappresenti l’inizio dell’eta’ moderna e infatti non quadri o cimeli storici erano esposti nelle sale del VAM, ma oggetti ancor oggi di uso quotidiano, cioe’ quotidiano se si appartiene a una certa classe sociale, dato che nella prima sala faceva bella mostra di se’ un motore fuoribordo per motoscafo!
La caratteristica principale del deco infatti e’ l’ostentazione della ricchezza: da una naturale evoluzione dell’art nouveau con cui condivide le fonti: archaismi regionali e gusto esotico, questo stile raggiunge il massimo splendore nell’America dei “roaring Twenties”, dove i soldi erano facili e le donne ostentavano le mise e i giielli di cui abbiamo avuto un assaggio nella mostra.
Velluti, pelli e pietre preziose ricoprono i mobili e gli oggetti d’uso quotidiano., soprattutto quando l’art deco sbarca nelle regioni piu’ lontane e principesche quali l’India dei maraja.
In questi anni anche la vita dei comuni mortali registra dei cambiamenti: l’introduzione di nuovi materiali plastici come la bachelite, ma soprattutto le attenzioni vanno al lato ludico dell’esistenza: dal cinema al teatro (una significativa calca maschile si e’ fermata ancora oggi davanti al video di Josephine Baker che danza seminuda con suo gonnellino di banane) al turismo “di massa” se mi e’ concesso il termine: e allora poster di autostrade e trafori appena inaugurati, transatlantici mastodontici che solcano i mari e rendono piu’ vicina l’America dei grattacieli e del jazz, ma soprattutto di Hollywood!
E’ significativo che in questa mostra oltre a due quadri di Tamara di Lempicka, scelti per rappresentare la “smart girl” dell’epoca siano state le scene filmiche a darci testimonianza diretta dell’atmofera anche perche’ nell’ambito fotografico regna incotrastato Man Ray con il suo spirito sperimentale, cosi’ l’influenza egizia (la scoperta della tomba di Tutankamon avviene del 1922) e’ testimoniata. oltre che dai gioielli ispirati ai monili antichi, da foto di scena della Cleopatra di Cecil B. DeMille del 1934 interpretata da una splendida Claudette Colbert; l’atmosfera americana, accanto alle silhoutte dei grattacieli e alla musica jazz in sottofondo era data dallle immagini dei balletti di Gay divorcee (Cerco il mio amore) di Mark Sandrich con la celebre coppia Astaire Rogers, mutuate dagli spettacoli delle Ziegfeld Follies e quale ambiente piu’ deco’ del Grand Hotel dove recita la divina Garbo?
Ma le illusioni cinematografiche attirano meno l’attenzione delle signore che gli stupendi abiti da sera di Chanel, Patou o Schiapparelli, dei gioielli favolosi di Cartier e cosi’ rieccomi tra calca dei visitatori, mentre la mostra si avvia alla fine con gli oggetti sempre piu’ comuni dei tardi anni trenta: radio, affettatrici, un jukebox datato 1940: il mondo non sogna piu’.
Vi informiamo che dopo la tappa londinese la mostra sarà presentata al Royal Ontario Museum di Toronto (Canada) dal 20 settembre 2003 al 4 gennaio 2004, al Museum of Fine Arts di San Francisco (Usa) dal 13 marzo al 5 luglio 2004 e al Museum of Fine Arts di Boston (Usa) dal 22 agosto 2004 al 9 gennaio 2005.
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