USA 1951 United Artists
con Katharine Hepburn, Humphrey Bogart, Robert Morley, Peter Bull, Theodore Bikel
regia di John Huston
Mentre scrivo, Raiuno sta trasmettendo la Regina d'Africa, uno dei miei cult da sempre. Certo, preferirei rivederlo anziche' parlarne, ma non sopporto il massacro pubblicitario a cui e' sottoposto, per cui al secondo blocco pubblicitario mi sono rifugiata qui.
Il film che valse l'unico Oscar a Bogart, qui in vesti totalmente diverse da quelle di imperturbabile gangster o investigatore che l'immaginario collettivo ci ha tramandato, narra la vicenda di un' attempata zitella inglese, soccorsa alla morte del fratello missionario durante la prima guerra mondiale, da un cinico marinaio ubriacone che solca l'Ulanga col suo vecchio battello the african queen. L'indomita miss convincerà il marinaio debosciato a lanciare la sua preziosa nave contro una cannoniera tedesca, la Luisa, che domina il lago Vittoria dopo una spericolata discesa del fiume e non dopo che l'amore avra' addolcito lei e ripulito lui.
L'improbabile vicenda alterna momenti di ilarità alla tenerezza coi cui i due, che più niente si aspettano dalla vita, scoprono con imbarazzo e pudore l'amore.
Al solito Huston cercava di trasformare le sue produzioni in viaggi avventurosi dove ritagliarsi larghi spazi per i suoi hobby: caccia ed alcol.
Esiste anche un divertentissimo libro in cui la Hepburn racconta i retroscena di questa avventura nell'Africa Nera: piu' che le intemperanze dei colleghi (pare che Huston e Bogey restassero immuni a tutti i problemi di salute che afflissero il resto della troupe grazie alle colossali sbronze) il suo sguardo stupito cade sulla bellezza della Bacall che aveva deciso di accompagnare il marito, bellezza che restava perfetta e algida, inalterabile dalle pessime condizioni del luogo: ed e' singolare leggere il naturale moto d'invidia di una delle attrici più significative di Hollywood, figlia di una suffragetta.
social