Italia 2024
con Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi, Anna Ferruzzo, Marcello Mazzarella, Mattia Garaci, Barbara Chichiarelli, Matteo Cecchi
regia di Maria Sole Tognazzi
Bianca è stata lasciata improvvisamente dal marito e per giunta perde anche il lavoro, la sua terapista le assegna un compito: fare ogni giorno una cosa nuova, possibilmente considerata sgradevole, per scuotere Bianca e farla uscire dalla propria confort zone…
Il film di Maria Sole Tognazzi, sceneggiato con Francesca Archibugi, prende ben presto le distanze dal romanzo di Chiara Gamberale a cui d’ispira lasciando in secondo piano i toni da commedia per concentrarsi sull’indagine del malessere psichico.
È un film fatto e interpretato da donne ma il suo significato travalica i generi e tutti possono riconoscersi in Bianca, una persona troppo impegnata a schivare i colpi della vita tanto da non vedere più gli altri (le sarà ribadito molte volte) al punto di non rendersi conto che il suo matrimonio è finito e cadere dal pero quando il marito la lascia. Anche il licenziamento nasce dalle stesse motivazioni: Bianca ha ambizioni da scrittrice ma ripiega su un lavoro da giornalista eppure non ha curiosità per le persone / storie che racconta.
Tra i vari dieci minuti di vita diversa che sperimenta, Bianca finisce per rubare un cappotto e viene denunciata, l’episodio è la scusa per far partire un lungo flash back che racconta di più sul pregresso di Bianca e la sua famiglia: un tentativo di suicidio, una sorellastra, figlia di una scappatella del padre di cui la madre finge d’ignorare l’esistenza e che invece diventa l’ancora di salvataggio per Bianca nel momento più buio della sua vita.
Anche la burbera psichiatra rivela un’attenzione verso la paziente maggiore di quello che il suo atteggiamento lasciava intendere.
Lo scavo dei personaggi è il punto di forza del film, tutti, dalla psichiatra scostante alla sorellastra superficiale, sono figure molto più complesse di quello che appaiono e anche le ragioni dell’allontanamento di Niccolò -il marito- sono comprensibilissime.
Piacevole l’escamotage della sedia difettosa che la Brabanti tiene nel suo studio l’interazione dei vari personaggi con la sedia traballante ne sottolinea le personalità: Bianca si siede senza ribellarsi, Jasmine la cambia, Niccolò si lamenta e resta in piedi; detto questo, la regia procede senza scossoni al servizio della trama riuscendo a rendere la solitudine della protagonista anche se l’uso delle luci con la prevalenza di ambientazioni notturne ricorda molto Petra, la serie tv di successo a cui la regista si è dedicata in questi ultimi anni.
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